Una accorata lettera-sfogo sul caso Magani – La ricostruzione nelle mani della Curia?


L’Aquila – L’HA SCRITTA L’11 DICEMBRE CIALENTE A NAPOLITANO – PRESIDENTE,LA CITTA’ E’ ALLO STREMO – “Qui a L’Aquila siamo convinti che Fabrizio Magani, direttore regionale del Mibac in Abruzzo, venga rimosso in quanto ostacolo ad un disegno che si e’ tentato e si sta tentando di inserire come norma di legge, che vedrebbe la Curia, la piu’ grande immobiliarista della citta’, diventare soggetto attuatore per la ricostruzione di tutti i suoi edifici, compresi i luoghi di culto”. Cosi’, lo scorso 11 dicembre, il sindaco dell’Aquila scriveva al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in una lettera riservata il cui contenuto si e’ appreso solo oggi.
“Lei comprende che, anche al fine di evitare ennesime polemiche politiche che coinvolgano questa martoriata citta’ – si legge nella missiva – noi abbiamo proposto di colloquiare con la Curia, la Sovrintendenza e l’Ufficio Speciale per la Ricostruzione, bloccando una scelta che, spinta da tanti interessi, non sarebbe comprensibile. Noi abbiamo fondati sospetti che la rimozione del dottor Magani (nominato vice direttore vicario per Pompei, ndr) sia un tassello di un disegno, non considerato pienamente nelle conseguenze, che potrebbe comportare, addirittura, che i fondi per la ricostruzione privata delle case andranno a ricostruire le chiese. Chi lo spiegherebbe all’Italia?”. Cialente, inoltre, parla di “abbandono totale dell’Aquila da parte del Governo”.
“Il ministro Bray si e’ giustificato dicendo che ha bisogno di una persona di valore, rassicurandomi che all’Aquila verra’ inviato un dirigente di pari capacita’. Non riesco a capire il motivo per il quale, a parita’ di capacita’, debba andare via colui che sta coordinando alcuni dei piu’ complessi interventi della storia del Paese degli ultimi decenni. Penso alla Basilica di Santa Maria di Collemaggio, alla Fortezza Spagnola, alla sfida della ricostruzione di tante chiese pressoche’ distrutte, al grande dibattito culturale sulla rivalutazione di vincoli paesaggistici”.
“Ho proposto – si legge ancora nella lettera – che il dottor Magani resti in Abruzzo e, tutt’al piu’, possa curare l’avvio della nuova struttura di Pompei, ma il ministro Bray non ne vuole sapere”. Cialente prosegue: “Ricostruzione pubblica vuol dire case dell’edilizia residenziale pubblica, le case popolari non riparate da quasi 5 anni, vuol dire scuole, vuol dire uffici. E’ tutto fermo. Non vi sono soldi per la ricostruzione privata che si blocchera’ nei primi mesi del 2014. I 100 milioni che ottenemmo per il rilancio economico e produttivo sono fermi da oltre un anno per le lungaggini burocratiche e i cavilli dei dirigenti ministeriali”.
Poi l’attacco al titolare del dicastero della Coesione territoriale: “Il ministro Trigilia, che dovrebbe seguire le problematiche relative alla ricostruzione del cratere sismico e completamente assente. Signor Presidente, la citta’ e’ allo stremo. Non sarebbe piu’ giusto – si chiede Cialente – riconsegnare il nostro ruolo nelle mani del Prefetto e far venire per un anno qui lo Stato che forse cosi’ prendera’ finalmente coscienza di cosa e’, oggi, una citta’ che non c’e’ piu’? Uno Stato che finalmente si renda conto della disperazione di questi italiani abbandonati e che affronti in prima persona le proprie responsabilita’ senza piu’ il ruolo di ‘cuscinetti’ che noi stiamo subendo. Siamo senza parole. Se l’Italia ha due emergenze, Pompei e L’Aquila, perche’ privilegiare Pompei a discapito dell’Aquila: Pompei – conclude la lettera al capo dello Stato – e’ un nostro simbolo, ma i suoi abitanti sono calchi di lava!. Qui ci sono, forse pochi, italiani in carne ed ossa che vorrebbero ritrovare la speranza”.
(Ndr) - Il documento rivelato solo oggi, ad oltre un mese dalla sua compilazione, fa luce sulle inquietudini dell’ex sindaco, sui sospetti, sulle storture. Sulle ingerenze – attestate in un’inchiesta della magistratura con numerosi indagati anche in tonaca – la città si interrogava, ma la politica taceva, come fa troppo spesso quando dovrebbe invece avere il coraggio di assumere posizioni. Meno comunicati autoelogiativi e apologetici (di se stessi) e più contributi sui problemi reali di questa oscura, inquietante ricostruzione. Attesa con ansia e molto auspicata una risposta del Presidente.


13 Gennaio 2014

Categoria : Cronaca
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