L’esempio dall’antica Grecia
(di Franco Taccia) – Cerchiamo di fare chiarezza.
Massimo Cialente si è dimesso ed ha reso “eurovisiva” la situazione del comune de L’Aquila.
Il quale Comune ha, in estrema sintesi, due tipologie di problemi. La prima, ovviamente è quella scatenata dal terremoto,
con tutto ciò che ne è seguito, compreso, in primissimo piano, quanto venuto alla luce con intercettazioni, indagini ecc.
L’altro problema è che da decenni la scena politica aquilana è calcata per la massima parte dalle stesse “persone”.
Ora, che Cialente abbia commesso errori è fuor di dubbio, come ha sinceramente ammesso, ma il primo e più grave errore è a mio avviso quello di aver sbagliato alla grande la scelta di chi doveva dar forza alle sue “squadre”. E questo si collega alla perfezione col secondo problema evidenziato. Nel corso dei due mandati ( per questo parlo di “squadre”) ho visto, anzi abbiamo visto, persone che da sempre gravitano nell’orbita della scena politica aquilana, con l’aggravante che molti col partito dell’ex sindaco non ci azzeccano nulla, con la sensazione che siano stati in qualche modo imposti, il che è anche peggio.
Adesso si torna a votare e mi preoccupa enormemente leggere che ai nastri di partenza c’è il nome di molti cavalli che già hanno corso con pessimi risultati. Intanto per parecchi/e è tutto da verificare se veramente si tratti di cavalli e non di imitazioni.
Quindi niente cavalli di ritorno, e, ripeto, sempre ammesso che di cavalli si tratti.
In secondo luogo è ora che a L’Aquila, invece delle solite chiacchiere si cominci a fare qualcosa di simile a quello che avveniva nell’antica Grecia, patria della Politica, con l’ostracismo, magari in forma moderna e scritto in italiano anche se per molti è problematico anche il rapporto con la nostra madre lingua .
Certo, a quei tempi, il rischio che il popolo, decidesse che a cambiare aria fosse anche qualcuno che non lo meritava c’era.
Aristide fu invitato a “trasferirsi” perchè, sembrerebbe che le sue proverbiali virtù di onesta e giustizia, venissero viste come un pericolo, per il timore che egli divenisse, causa le doti stesse, un tiranno. Quando si dice l’eccesso di cautela!
Diciamo che da noi tutto questo rischio di veder recapitare le micidiali tavolette di coccio a folle di persone che non lo meriterebbero, non lo vedo.
Tutto garbatamente per carità , anche senza spedire il temibile “ostrakon” , la tavoletta di coccio col nome, cognome ed indirizzo del destinatario, ma evitiamo almeno che chi ha già fatto danni possa riprovarci.
Che poi, riflettendoci, anche se in Grecia lo facevano per evitare di sprecare i papiri, il materiale della tavoletta, il coccio appunto, ha molte cose in comune con la “testa” di tanti che dovrebbero riceverla.
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