Dimissioni Cialente: ora che accadrà? Indispensabile la coesione sociale


(di Flavio Colacito – psicopedagogista).Ora che accadrà? Questa è stata la domanda che ha accompagnato il risveglio degli aquilani, quelli animati da una coscienza che quotidianamente combattono le mille difficoltà di una vita nella città da ricostruire. L’Aquila in questi giorni ha subito i danni di un nuovo terremoto, stavolta giudiziario, ma non meno pericoloso di quello che la travolse nella terribile notte del 6 aprile 2009, un sisma subdolo che si è snodato subito dopo la tragedia nelle stanze dei bottoni, luoghi che hanno visto personaggi nei quali era stata riposta la fiducia della gente sfinita dalla disperazione. C’erano imprenditori che ridevano pregustando lucrosi guadagni dai danni della catastrofe, ma c’era – a quanto pare – anche chi a casa propria aveva allestito un progetto criminale per incamerare guadagni a danno della collettività martoriata. Ora sarà la magistratura a stabilire come stanno le cose e bisognerà attendere l’esito delle inchieste in atto. Le dimissioni del sindaco Massimo Cialente giungono da un sentimento di sfiducia generale verso le istituzioni e da un ambiente politico, quello che lo dovrebbe appoggiare, avvelenato da continui scontri culminati con atti che ben hanno evidenziato comportamenti relativi a gravi presunti reati dai quali il sindaco ha preso le distanze ammettendo di esserne all’oscuro, da qui ciò che sappiamo. Anche in questo caso, se ci saranno responsabilità da parte del primo cittadino, lo capiremo dalle indagini e solo da queste, lo stesso filone d’inchieste che al momento vede quattro arresti per tangenti legate agli appalti del post-terremoto, un dato che sarebbe un errore considerare come rappresentativo di tutta la classe amministrativa e dirigente della città, in quanto ci sono persone che lavorano onestamente al servizio della collettività, senza arricchirsi sulle disgrazie altrui. Adesso i pericoli che L’Aquila corre sono tanti, uno tra tutti il caos causato dallo shock sui cittadini alle prese con una ricostruzione lenta ormai al suo quinto anno, gli stessi aquilani che avevano rinnovato la loro fiducia verso Cialente per la seconda volta, in questo momento sopraffatti da un senso di tradimento, testimoniato in parte dai 500 partecipanti che ieri sera, a Piazza Duomo, hanno applaudito sapendo che il sindaco aveva rinunciato al suo mandato, persone appartenenti ai comitati civici quali Appello per L’aquila, Assemblea cittadina, Comitato 3e32, Consiglio Civico e L’Aquila che vogliamo, anche se moltissimi altri, pur sconfortati dagli ultimi avvenimenti, hanno mostrato la loro solidarietà al sindaco dimissionario, convinti che la scelta fatta sia stata l’unica possibile, dettata dall’ondata di fango che ha sommerso il Comune. L’altro elemento chiave per la città è la poltrona da sindaco che a maggio dovrà essere occupata: chi l’occuperà? Chi avrà il coraggio e la competenza – etica e professionale – per affrontare un impegno così gravoso? La questione è sia politica che di vitale importanza per i cittadini, in quanto con un commissario preposto a gestire la cosa pubblica, si amministrerà solo l’ordinario, quindi quattro mesi passeranno senza novità sostanziali per la ricostruzione. Qui non è più questione di destra o sinistra, semmai di risposte da dare alla gente in preda ad una frammentazione sociale ed ideologica, una bomba ad orologeria per le future sorti della città capoluogo in un contesto economico nazionale altrettanto incerto e un Governo scricchiolante sotto il profilo della stabilità. L’atteggiamento discutibile del ministro Trigilia suona come un ulteriore colpo basso per L’Aquila, una beffa visto che egli ritiene che non si debbano chiedere più soldi per la ricostruzione cittadina , non lasciando intendere un modo alternativo su come bisognerebbe fare, dimostrando una visibile contraddizione rispetto al ruolo a cui dovrebbe essere preposto un rappresentante di uno Stato civile il quale, evidentemente, ha ritenuto inutile tornare in città. Poi ci sono i messaggi negativi che si vorrebbero far passare, purtroppo sempre di più con successo, circa L’Aquila vista come una città di ladri, di incapaci, di gente pronta a tendere solo le mani per cercare, di approfittatori e speculatori, pericoli assai concreti riassunti a chiare lettere su un pessimo biglietto da visita per il resto del Paese, con gli aquilani onesti e tenaci che rischiano di pagare due volte la tragedia del sisma in un Italia che non capisce bene la complessità dell’immane sciagura abruzzese, complice la cattiva informazione e il diffuso disimpegno di una larga fetta di politici e amministratori – sia a livello regionale che nazionale – miopi e sordi rispetto alla verità dei fatti: dov’è la famosa legge per L’Aquila e i comuni del cratere? Dov’è la tassa di scopo? Perché non si è riusciti a creare un progetto di zona franca completo e funzionale? Tutte cose che hanno incancrenito il processo legato alla rinascita dell’Aquila che, evidentemente, qualcuno non vuole, questo anche in Abruzzo, tentando di far precipitare nel baratro la città: tentativo in parte riuscito. Il fattore tempo sarà determinante nelle prossime azioni e decisioni amministrative riguardanti il capoluogo, mentre continueranno a scemare le questioni di lana caprina lontane dalle esigenze dell’uomo comune, del cittadino stufo che, se non vedrà risultati concreti, potendo, se ne andrà via per sempre, lasciando la città schiacciata tra crisi occupazionale, mancata ricostruzione, degrado sociale, disgregazione giovanile, malavita. È veramente questo ciò che merita L’Aquila? Dipenderà tutto dalla coesione istituzionale e popolare che essa sarà in grado di garantire agli occhi dell’Italia, l’unico rimedio contro le strategie demagogiche autodistruttive, le calunnie gratuite, le manifestazioni di piazza che saranno sicuramente il sale della democrazia, ma devono portare alle delle soluzioni condivise, altrimenti diventano strumentalizzazioni spicciole non più in grado di dividere ciò che già lo è. O si farà così, oppure si affosserà gradualmente ed inesorabilmente nelle sabbie mobili dell’oblio.


12 Gennaio 2014

Categoria : Società
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