La crisi uccide: tanti i suicidi per difficoltà economiche – Allarmanti dati di uno studio


(di Flavio Colacito – psicopedagogista). Il tragico gesto dell’assicuratore quarantaseienne che, oppresso dalla crisi, ha deciso di togliersi la vita a Sulmona, fa venire in mente sinistri scenari ben descritti da dati aventi per oggetto l’andamento dei suicidi in Italia, numeri legati ad una crisi capace di distruggere una persona,non solo economicamente, ma anche e soprattutto nell’animo, specialmente in alcune aree depresse del Paese. Ben 121 persone, tra il 2012 e i primi mesi dell’anno passato, hanno deciso di farla finita per motivazioni connesse direttamente al peggioramento progressivo delle condizioni economiche personali o aziendali, con un vistoso aumento del 40% se paragonato al 2011. Si tratta di un dato allarmante che, assieme ad altri elementi, trova spazio nel report “Il mondo al tempo dell’austerity – rapporto sui diritti globali”, curato dall’ Associazione Società Informazione Onlus con la promozione della Cgil, presentato il 4 giugno del 2013 a Roma.“Gli ultimi dati Istat documentano un Paese ferito in profondità con consumi calanti e famiglie impossibilitate a far fronte a costi di cure ed esami diagnostici, pagare le bollette e il riscaldamento, con povertà e rischio di esclusione che riguardano un quarto della popolazione, percentuali che raddoppiano per la scandalosa povertà minorile, ai livelli più alti d’Europa”, affermava il rapporto, evidenziando che ”in Europa oltre alla disoccupazione cresce la precarietà, quella che sino a poco tempo fa si era usi edulcorare chiamandola flessibilità”.Il documento mostrava anche come la distanza posta tra ultimi e nuovi penultimi, già ridotta, si fosse ancora di più accorciata. “Basti pensare che su un totale di 16,7 milioni di pensionati italiani, il 13,3% riceve meno di 500 euro al mese, il 30,8% tra 500 e mille euro, il 23,1% tra mille e 1.500 euro e il restante 32,8% percepisce un importo superiore ai 1.500 euro”, spiega il dossier. “In sostanza, quasi 8 milioni percepiscono meno di mille euro mensili e oltre 2 milioni meno di 500 euro”.Nello studio si faceva il paragone con i Paesi che hanno voluto affrontare il problema attraverso politiche alternative . “Chi ha seguito strade opposte all’austerity ha finora ottenuto risultati assai più positivi”, si sottolineava , aggiungendo che “gli Stati Uniti hanno finanziato politiche per la crescita, riducendo la disoccupazione e arrivando nel primo trimestre 2013 a un +2,5% del Pil”. Perfino nazioni come Uruguay, Brasile e Indonesia “hanno consolidato e ampliato occupazione e qualità del lavoro grazie a politiche di sviluppo”. Dietro a questi risultati, una morte come quella del suicida sulmonese, riapre ferite mai rimarginate da un quadro economico che, nonostante qualche avvisaglia positiva di ripresa per il 2014, stenta ad offrire quei margini di tranquillità che ogni famiglia onesta e laboriosa dovrebbe avere per guardare con sano ottimismo al futuro.


11 Gennaio 2014

Categoria : Società
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