Se il nostro è uno Stato di diritto…
A scuola e più ancora all’Università insegnano che l’Italia è uno Stato di diritto. Per molte cose e per molte categorie può esserci anche una parvenza di autenticità . Con tutti i dubbi che al cittadino sorgono, se segue di giorno in giorno l’andazzo in questo Paese. Un insegnante precario (poche ore, pochissimi soldi e avvenire quasi zero) si vede decurtare dalla busta paga – udite, udite – i giorni non festivi del periodo natalizio, durante i quali la scuola è chiusa. Non perché lo voglia l’insegnante, ma perché la chiusura viene imposta.
La legge, infatti, impone che il preside lo faccia. Sono ferie obbligatorie. Ma, e qui siamo oltre l’accettabile, sono ferie non pagate. Insomma, meno soldi sulla già esangue busta paga del precario. Non esiste altra categoria di lavoratori pubblici altrettanto maltrattata e bistrattata. Non accade per nessun altro che lavori per lo Stato. Le ferie sono pagate a tutti. Questo è un atteggiamento legittimo da parte dello Stato? Forse no, ma i sindacati non fanno nulla per correggere la stortura e ovviamente i precari se ne guardano bene, temendo di non avere l’anno successivo neppure le poche ore che hanno, dopo attese interminabili e vicissitudini demoralizzanti.
No, a scuola e all’Università abbiano l’onestà intellettuale di insegnare che l’Italia è qualche volta uno Stato di diritto, e soprattutto lo è, se mai, per alcuni cittadini, non per tutti. Insegnino che per diventare democrazia di diritto, questo Paese burletta deve percorrere ancora una strada molto lunga.
Chi sa se il premier Letta se queste cose, o se ne è consapevole la signora dal dolce sorriso che fa la ministra della scuola. Avendo una coscienza, Letta e lei dovrebbero sorridere molto meno, e riflettere molto di più. Avendola.
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