“Sindaco, firma le dimissioni”
L’Aquila – Corrado Ruggeri ha inviato al sindaco una lettera aperta: “Sindaco, firma quelle dimissioni e per una volta nella tua vita mantieni la parola: non le ritirare, fai quello sforzo che la stampa nazionale e locale ti chiede. Io non c’ero e se c’ero dormivo e se dormivo sognavo di non esserci!
Le tue pseudo giustificazioni (del tipo “mi sono sentito tradito!”), impallidiscono di fronte alla realtà, che è ben altra. Ce l’ha ricordato molto bene ed in modo crudo e realista Trigilia, il Ministro del tuo Partito, il PD, che in sintesi ha detto: “Basta chiedere soldi”.
Le tue continue liti con tutti, le tue ridicole marce su Roma, le tue bugie, le tue battute che sanno tanto di presa per i fondelli, i tuoi fantomatici progetti (ammesso che tu ne abbia) stanno danneggiando la nostra amata città più del terremoto.
A volte ci si chiede se “ci sei o ci fai”, ma tu, imperterrito, ogni giorno te ne inventi una nuova, con il risultato che la Città è stata messa all’angolo, con i suoi abitanti.
Molti se ne sono andati, altri stanno per farlo. Il dopo sisma – nonostante il dolore, le numerose ferite da rimarginare – ci ha fatto sperare in un domani migliore per la ricostruzione. Infatti, si parlava del più grande cantiere d’Europa e si immaginava una città moderna, sicura, grazie alle più sofisticate tecnologie, supportata da un’idea di città in grado di guardare al futuro.
Oggi ci ritroviamo una comunità dispersa, che ha perso la sua identità. La nostra era una città tranquilla, sicura. In alcune zone si dormiva ancora con le chiavi alla toppa. Oggi, si pensa alle proprie abitazioni come un fortino assediato da difendere con sistemi di allarme, telecamere, se non addirittura grate alle finestre.
Non sei riuscito a seminare il germe della rinascita, a ridare anima alla comunità, a garantire la legalità, la correttezza dei procedimenti, la trasparenza degli atti. Stai vanificando gli sforzi di una città che ha continuato a credere in un domani possibile e che gli ultimi deprecabili fatti hanno riportato nell’alveo del più cupo pessimismo.
Le tue dimissioni, a questo punto, sono un dovere morale, civile e di rispetto delle regole democratiche”.
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