Trigilia sprezzante sul sisma: Cialente incline alle dimissioni, ma poi ci ripensa


L’Aquila – (ore 17,30) – Il sindaco del Massimo Cialente non si dimette. “Resto anche se sono disperato – ha dichiarato ai microfoni di Radio Citta’ Futura – perche’ sono finiti i soldi della ricostruzione e il governo e Trigilia non mi danno risposte”. “Piu’ volte penso di mollare – ha aggiunto Cialente – la tentazione e’ enorme ma di fatto sarebbe una fuga dalle attuali difficolta’. E’ chiaro che in questo momento c’e’ uno scontro politico perche’ non ci sono soldi, non c’e’ un progetto di come finanziare la ricostruzione, c’e’ lo scontro con l’Europa per questa vergogna che anche in caso di calamita’ naturale gli Stati membri non possono sfondare il 3%”.
Il sindaco ha quindi ricordato che “il governo doveva fare dall’anno scorso dei decreti attuativi della legge Barca, decreti che non sono stati mai fatti”. Infine, nel merito dell’inchiesta ha detto: “se le accuse si dovessero rivelare vere anche all’1% e’ la qualita’ di quello che e’ successo che e’ di una gravita’ estrema e che getta una luce terribile”.
LA CRONACA DELLA GIORNATA – Questa mattina la situazione era in bilico: dimissioni o no? Il sindaco Massimo Cialente, potrebbe rassegnare le dimissioni. La decisione non scaturisce dall’inchiesta di ieri culminata con quattro arresti per presunte tangenti negli appalti della ricostruzione post sisma, quanto, piuttosto, dalle dichiarazioni rilasciate alla stampa dal ministro per la Coesione territoriale Carlo Trigilia, delegato dal governo a gestire la ricostruzione dell’Aquila e dei comuni del cratere sismico. Il ministro, in sostanza, ha parlato di sterile “rivendicazionismo”, da parte del Comune, relativo ai fondi stanziati per la ricostruzione. Un atteggiamento giudicato sprezzante.
Già ieri, in dichiarazioni alla stampa, Cialente non aveva escluso le dimissioni, che nelle ore successive e questa mattina sono sembrate più probabili.
“In mattinata – aveva detto all’AGI Cialente – decidero’ cosa fare. Tutto dipendera’ dalle dichiarazioni del governo. Non vorrei che strumentalizzasse questa vicenda” “Dal 2009 ad oggi – ha ricordato Trigilia – sono stati spesi 12 miliardi di euro. Se siano stati spesi bene o no, io non lo posso dire. Non c’ero. La magistratura e’ intervenuta piu’ volte per verificare presunte irregolarita’, questo lo so. Naturalmente auguriamoci di no, ma se le ipotesi investigative fossero confermate, questa vicenda sarebbe davvero deplorevole, metterebbe in discussione gli sforzi onesti di tante persone”.
L’ultima inchiesta della magistratura aquilana e’ stata denominata ‘Do ut des’. Agli arresti domiciliari sono finiti Pierluigi Tancredi, ex assessore di Forza Italia ed ex consigliere comunale del Pdl al quale Cialente affido’ la delega per il recupero e la salvaguardia dei beni costituenti il patrimonio artistico della citta’. La popolazione insorse (il sindaco ricevette in una sola notte un migliaio di sms di protesta) e il primo cittadino gli revoco’ l’incarico in meno di 48 ore. Stessa misura restrittiva per Vladimiro Placidi, all’epoca dei fatti, tra il 2009 e il 2011 assessore comunale alla ricostruzione dei beni culturali nonche’ direttore dei beni culturali della Provincia dell’Aquila; Daniela Sibilla, dipendente del consorzio dei beni culturali e “braccio destro” di Tancredi gia’ da quando l’esponente politico era nella giunta di centrodestra; Pasqualino Macera, gia’ funzionario responsabile Centro-Italia della Mercatone Uno spa. Il vice sindaco Roberto Riga, indagato, ieri ha subito rassegnato le dimissioni dicendosi comunque estraneo a qualsiasi contestazione. Al centro dell’inchiesta l’impresa Steda spa, di Daniele Lago, imprenditore di Bassano del Grappa, aggiudicataria di alcuni appalti dietro laute dazioni. Sia gli arrestati che i quattro indagati, sono accusati, a vario titolo, di millantato credito, corruzione, falsita’ materiale e ideologica e appropriazione indebita. L’enita’ delle tangenti scoperte ammonterebbe a circa 500 mila euro, mentre ci sarebbe stata un’appropriazione indebita, attraverso la contraffazione di documenti contabili, di 1 milione e 268 mila euro, relativa al pagamento di lavori. Le indagini hanno portato alla luce un sistema corruttivo in base al quale, imprenditori interessati ai lavori per la ricostruzione, pagavano tangenti in denaro o con i Map.

GRUOPPI PER DIMISSIONI SINDACO – “Chiediamo al sindaco un gesto doveroso, invitandolo a rassegnare le proprie dimissioni e a sfruttare la prossima finestra elettorale di maggio per un vero e proprio election day in modo che, senza aggravio di costi, i cittadini possano nuovamente esprimersi e valutare se si riconoscono ancora in questo modo di amministrare o se, invece, hanno voglia di cambiamento”. La richiesta, all’indomani degli arresti per presunte tangenti negli appalti per la ricostruzione del post sisma, e’ contenuta in una nota firmata dai consiglieri comunali Raffaele Daniele (Udc), Emanuele Imprudente (L’Aquila Citta’ Aperta) e Daniele Ferella (Tutti per L’Aquila). Perche’ la citta’ non si ricostruisce? La risposta dicono i consiglieri – e’ che la citta’ non si ricostruisce perche’ combatte ogni giorno contro un vento sfavorevole, un vento ben peggiore di quel terremoto che e’ durato ventitre’ secondi e poi si e’ fermato. Un vento sfavorevole di corruzione e ambiguita’ che ci accompagna da piu’ di quattro anni. Dagli accordi pre-elettorali, in cui si promettevano poltrone in cambio di voti, agli scandali e agli arretsi di ieri. Con cadenza martellante sono emerse sempre piu’ ombre sul ‘modus operandi’ di questa amministrazione. Senza entrare nel merito delle ultime vicende – si legge nella nota – non possiamo nascondere l’amarezza di vedere, nei Tg nazionali, l’immagine di una citta’ sporcata, di una sporcizia che e’ piu’ solida delle macerie. Perfino in una citta’ anestetizzata come L’Aquila inizia a montare un diffuso senso di indignazione che difficilmente si stemperera’ nei prossimi giorni. Non possiamo continuare cosi’ – concludono i consiglieri – anche perche’ si ha la sensazione che tutto questo sia solo l’inizio”.
Per il momento il sindaco riflette, ed ha avocato a sè l’incarico di vice sindaco che aveva Roberto Riga, uno degli indagati. Il dirigente Di Gregorio, anch’egli indagato, sarà sostituito dall’ing. Fabrizi. Dalle carte delle indagini, emerge un quadro inquietante di soldi dati, promessi o richiesti, di sollecitazioni per il pagamento di tangenti sugli appalti: una rete di corruzione e di traffici che inquieta e offende la città. Una rete che si sarebbe formata e consolidata mentre la gente piangeva i morti del terremoto, nel cuore della città devastata, svuotata da migliaia di personhe fuggite o costrette a vivere altrove. Il momernto del dolore, ma non per tutti. Da qualche parte c’era qualcuno che rideva, a L’Aquila c’era chi si organizzava. Una ferita straziante per la città. Un’inchiesta che potrebbe non essere finita.


09 Gennaio 2014

Categoria : Politica
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