La crisi? Non morde, azzanna e dilania: chiude il locale Ristò all’Iper di Colonnella
Colonnella – AVEVA ACCOLTO MIGLIAIA DI TERREMOTATI NEL 2009 – Una sparizione che rattrista e preoccupa: chiude il Ristò all’Iper di Colonnella, il Centro commerciale Val Vibrata. Il notissimo ristorante accolse migliaia di terremotati nel 2009 e divenne un punto di riferimento e di incontro per tanta gente disperata, sbandata, senza più casa e città , che mangiava con gli occhi incollati ai televisori di sala sintonizzati sui drammatici notiziari Sky da L’Aquila semidistrutta.
Giorni da dimenticare, che nessuno ha però dimenticato. Ristò da qualche tempo soffriva vistosamente di mancanza di clienti, pur avendo mantenuto prezzi onestissimi e alta qualità degli alimenti e delle bevande. Pasta De Cecco, olio di etichetta e altri marchi di garanzia. Una cucina veloce, sotto gli occhi dei clienti, pulita ed efficiente. Una quantità di piatti pronti per le scelte più disparate. Tavoli ordinati, posate metalliche, conti assolutamente contenuti, tutto ok, ma gli affari sono scesi a picco negli ultimi tempi e la gestione ha scelto di lasciare l’Iper di Colonnella. Tutto è stato portato via e un cartello saluta con dispiacere i clienti. Il Ristò più vicino in Abruzzo, è a Pescara Nord, oppure nelle Marche a Civitanova.
La rinuncia di Ristò è sintomatica e allarmante. Ma tutto avviene nel totale silenzio dei sindaci della zona, e dei sindacati, indifferenti alle perdite di posti di lavoro che ci saranno inevitabnilmente. Forse anche in altri settori della grande distribuzione vibratiana. Istituzioni e autorità sembrano occupate in altre faccende, la retorica sindacale non si è sentita o pensa ad altre categorie di lavoro più “in vista”.
Qualche giorno fa ha chiuso ad Alba Adriatica, stritolata dalla crisi, e dagli affitti troppo alti, la libreria Nuova Editrice sul lungomare. Un’altra perdita avvenuta nel silenzio e nell’indifferenza: la politica ha altro da fare che accortgersi di un ristorante popolare e di una libreria. Stupisce, anzi rattrista, che i sindaci e gli assessori alla cultura (ma ci sono?) sempre occupati altrover, restino muti.
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