Rischio per Direzione regionale beni culturali


L’Aquila – (di Pietro Di Stefano, assessore comunale) – Non mi stupisce affatto che il vice presidente del Consiglio, Giorgio De Matteis, veda più ombre che luci nel processo di ricostruzione dell’Aquila, visto che brancola dal 2009 nel buio di una gestione regionale fallimentare da ogni punto di vista. Prova ne sono anche le luci effimere di Chiodi che millanta a fine anno grandiosi risultati sulla ricostruzione del patrimonio ATER, neanche farina del suo sacco.
Trasecolo invece su un fatto gravissimo che il vice presidente UDC tace: il ministero della Funzione Pubblica, con a capo l’on. Gianpiero D’Alia, ministro UDC, avrebbe dovuto rinnovare, tramite decreto, il contratto in Abruzzo del Direttore Magani. Ma il disatteso rinnovo ha favorito, di fatto, la strada allo spostamento a Pompei voluto dal ministro Bray.
E si pretendono pure atti di eroismo con il petto altrui.
A questo fa eco l’insopportabile silenzio della Regione sul gravissimo spostamento di un dirigente di altissimo profilo, segno ulteriore dell’indifferenza sulla ricostruzione ma anche miopia per ciò che questo effettivamente comporta nello scenario nazionale.
Chiodi vorrebbe ricandidarsi alla guida della Regione, ma non si rende neppure conto che dietro il trasferimento di Magani si cela il rischio di soppressione della Direzione regionale dei beni culturali: un vitale ufficio dello Stato che sarebbe soppresso a vantaggio di altre Regioni, più deboli, ma probabilmente più accorte. La spending review comporta la riorganizzazione del ministero B.C. e ben cinque direzioni regionali andranno soppresse ed accorpate. L’Abruzzo si presenta a questo appuntamento con la dirigenza vacante e quindi il destino rischia di essere già segnato in partenza.
Solo chi non ha a cuore il destino di questa regione e della ricostruzione del suo cratere sismico non capisce il rischio a cui andiamo incontro, davanti a scenari che, nel perdurare di questa decisione, saranno mortalmente più chiari in seguito.
In quanto alla ricostruzione, sarebbe stato un sollievo per l’Amministrazione comunale sapere di essere appoggiata dalla Regione: purtroppo è sotto gli occhi la colpevole latitanza legiferativa della gestione Chiodi.
Nonostante ciò la ricostruzione dell’Aquila ha sempre visto progetti superiori alle risorse disponibili, segno dell’evidente protagonismo di questo territorio in capacità tecniche: basti pensare che già le provvidenze della CIPE 135, pari a 985 milionidi euro, non coprivano ad inizio 2013 l’importo complessivo dei progetti delle periferie e dei centri storici presentati, senza contare i vincolati depositati presso la Soprintendenza.
Con l’adozione, in sede di stesura della Legge Barca, del metodo parametrico, processo di definizione del contributo adesso in mano all’Ufficio Speciale, ma fortemente voluto dall’Amministrazione Comunale, la ricostruzione ha subìto un ulteriore balzo in avanti, tanto da spingere anche il coordinatore USRA, Paolo Aielli, ad unirsi alla voce del Comune nel chiedere ripetutamente al Governo certezza di risorse, soprattutto perché consapevole della cospicua mole di progetti ereditati dalla Filiera e la spada di Damocle delle sentenze TAR sul capo.
Se in soli 10 mesi del 2013 abbiamo erogato contributi che coprono cantieri per un totale 1 miliardo e 150 milioni, obbiettivo questo raggiunto grazie all’accordo siglato con l’ABI, allo snellimento delle procedure autorizzative per il pagamento dei SAL, nonché quelle relative alle contabilità finali frutto queste dell’accordo tra Comune e rappresentanze sindacali, delle imprese e degli Ordini, in questo 2014 dobbiamo necessariamente incrementare le risorse rispetto a quelle già assegnate con la legge di stabilità. Non è possibile più prescindere dalla rimozione del vincolo europeo deficit/pil per i disastri naturali, dalla riattivazione della CDP, ovvero un mix CDP/banche, imponendo a queste ultime un basso interesse sulle somme anticipate da recuperare come credito d’imposta e dalla considerazione del metodo illustrato dal prof. Mosler che garantisce nuove entrate a favore della ricostruzione.
È forte il bisogno di una strategia economica che sia chiara ed è la domanda pressante che rivolgiamo al governo centrale a partire da questo primo giorno del 2014.


01 Gennaio 2014

Categoria : Politica
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