Un artista e un uomo tormentato
L’Aquila – MUORE NELLA NOTTE DI CAPODANNO IL DJ DI PAOLO – (di G.Col.) – Sir Charlie Spencer Chaplin, noto al mondo come Charlot, il più delicato poeta del cinema, morì la notte di Natale. Enrico Di Paolo, detto il Guru, artista e mucisita intenso e tormentato, è morto la notte di Capodanno, a Città S.Angelo. Saranno casi, che sembrano qualcosa di più e di diverso. E’ come se il mistero che ci circonda in questo mondo talvolta desse dei segni.
Enrico era un dj di alta professionalità , l’anima delle notti musicali da decenni, pur avendo adesso che ci ha lasciati solo 53 anni. L’Abruzzo che si anima dopo i tramonti e fino alle albe in tanti locali (Enrico da qualche tempo viveva più a Pescara che a L’Aquila, la sua città ) “era” il Guru, che egli fosse presente o fosse altrove. Un vero protagonista, non solo a L’Aquila in tutti i locali che hanno fatto da oltre un trentennio la storia della movida (un tempo assai vivace e variegata), ma in Abruzzo, e poi in Italia, e quindi nei momenti migliori anche all’estero in giro per il mondo che ama le note e la vita notturna.
Di Paolo era un vero musicista e diversi anni fa chi scrive ebbe modo di nutrire con lui un’amicizia, una condivisione di sentimenti. Il Guru era tormentato, vibrante, sempre dispiaciuto di cose che non condivideva, o amareggiato dalla città che non lo valorizzava o addirittura parlava male di lui. Fu per noi difficile convincerlo di un’ovvietà , cioè che nessuno è profeta in patria e che certe cose capitano a chi vale qualcosa, non ai grigi di cui non si accorge nessuno. L’amarezza divenne profonda, inguaribile quando gli rubarono una splendida collezione di dischi, forse unica, un tesoro che era un orgoglio per lui, un suo solido contributo alla cultura. Specie in una città come L’Aquila che si proclama Salisburgo d’Italia e sede eletta della musica.
La notte scorsa, Capodanno, Enrico è stato spento da un malessere fatale. Da un attimo all’altro, per l’uomo della musica è stato il silenzio. Gli altri si abbandonavano alla flebile allegria per l’anno che va e quello che viene. Lui abbandonava un mondo che gli era piaciuto, ma lo aveva fatto soffrire. Come in Luci della ribalta, l’artista finiva con lo spettacolo. L’Aquila ha perso un uomo di valore, la notte di tutti un’anima che non si arrendeva e volava sulla cattiveria gretta del mondo, diluita nella musica. In senso pitagorico, come armonia dell’Universo, infinita risonanza di corde distese nello spazio e nel tempo, dall’inizio di tutto all’eternitÃ
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