Stamina, non tentennare sul dolore umano
L’Aquila – (di G.Col.) – E’ difficile tentare di ragionare senza far torto a nessuno sul delicato problema dell’uso o del rifiuto del metodo Stamina nella cura di malati che non hanno alternative. Tentiamo di farlo perché, essendo direttamente coinvolto anche l’Abruzzo, ci sembra un dovere contribuire. Due giudici hanno infatti emesso i loro verdetti nella nostra regione, propendendo per la liceità della cura. Pur vedendo nelle loro sentenze un vistoso contributo di umanità , più che di pura e semplice legalità , è evidente che non può essere un magistrato a risolvere il problema. La verità , ancora una volta, è che l’Italia si ritrova prigioniera di un indistricabile groviglio di regole, carte, competenze, politica, esigenze umanitarie, adempimenti indifferibili, prese di posizione poco coraggiose. La verità è che delle persone soffrono e lo Stato non sa dare risposte. O almeno, non sa darne di ferme, chiare e determinate. Ancora una volta.
Tutti, anche i genitori degli ammalati che sperano nel metodo Stamina o in qualche tipo di cura – al momento, pare, più miracolistica che scientifica – comprendono che non è un problema semplice. Le voci e i pareri sono difformi e le risposte controverse e contrastanti. In mezzo, uniche vere vittime, i bambini e gli altri ammalati che continuano a vivere come sospesi. Appesi ad un complesso meccanismo che dovrebbe fornire risposte inequivoche, ma non ne è capace. Nello scenario, sempre più inquietante, voci e dicerie, allusioni e sospetti. Veleni. Accuse ai giornalisti, incolpati di non dire la verità . Tutto comprensibile. Reazioni giustificabili. Quando si soffre, si perde la moderazione ed è logico che accada. Ma non conveniente.
L’Italia, forse primo paese al mondo, abbia il coraggio umano e civile di prendere una decisione, senza dover ricorrere ad un giudice per ogni asperità che altri non sanno superare in modo limpido. Non si può delegare ai tribunali anche il dovere di decidere su certe materie. L’Italia è di suo già un paese in cui, in mancanza di Stato e di serietà , si ricorre ad un giudice per dipanare qualsiasi matassa. Lo scaricabarile delle competenze è impressionante. Molti, troppi sanno solo intascare lauti compensi e stipendi, e divenire elusivi quando debbono guadagnarli adoperando anche un minimo di fermezza.
A parere di molti, deve essere la scienza a decidere. Ci si affidi a competenze certe e al di sopra di ogni sospetto: ce ne saranno pure. Una volta stabilito che il metodo è valido, o che non è valido, si smetta di cincischiare e rigirare i bisturi nelle piaghe. Si esca da questo straziante limbo. Nessuno fa una bella figura trascinando per settimane o mesi le incertezze e le polemiche, nelle quali si tuffano anche estranei e approfittatori. E’ solo questione di forza morale e di adesione ai più alti principi etici. La scienza proprio come tale deve essere, sicuramente è, in grado di dare risposte. Altrimenti meglio sciamani e trafficoni, almeno si sa quello che vogliono. Il 2014 porti subito e per primo questo responso. Basta sofferenze e illusioni, se duemila anni di progresso (?) sono serviti a qualcosa.
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