Magari se si desse una mano…
C’è chi intinge la penna nella malinconia per i Natali alienanti nelle new town che circondano L’Aquila, nei quartieri periferici lontani e soli, che quando è festa sembrano ancora peggiori. C’è chi immancabilmente scarica colpe e livori verso altri, verso il Comune, verso il cielo e la terra. E’ sicuramente la depressione a indurre al pessimismo, alle visioni solo negative, al mormorio sempre ostile verso tutti e tutto. In verità , se i cittadini dessero una mano, forse ci accenderebbe qualche reazione. Non fa bene a nessuno abbandonarsi ai pensieri peggiori, vedere sempre tutto nero.
Magari qualche alberello natalizio nei prati, qualche luce ai balconi e sulle verande, qualche segnale, tanti avrebbero potuto darlo. Senza aspettare interventi esterni, il solito Comune che dovrebbe fare tutto e riesce, alla fine, a fare ben poco. Se per i cittadini la nuova realtà aquilana può essere desolante, non lo è di meno per chi deve amministrarli, gestendo una situazione stravolta, piena di mille nuove esigenze dilatate in dimensioni estese e quindi costose. Una collettività ha dei diritti, ha giuste aspettative, ma deve avere pazienza e sopportazione, deve accettare privazioni e problemi che nessuno potrebbe evitare.
Una cosa è esigere a gran voce una vera ricostruzione, lavoro, vivibilità dei luoghi, servizi, provvidenze contro gli eccessi fiscali e una parvenza di futuro garantito. Un’altra è mollare tutto, isolarsi e desolarsi, piangere sempre e non decidere mai di contribuire. Il senso di appartenenza e di collettività è anche esserci, almeno a Natale. Certo, occorre forza, ma bisogna trovarla da qualche parte. A pochi, oggi, è capitato un guaio peggiore di quello toccato agli aquilani e alla gente del circondario. E’ vero. Ma la storia è ricolma di eventi peggiori e strazianti. Qualcuno pensi al dopoguerra. Chi lo ha vissuto lo racconti. Chi può dia una mano, almeno moralmente, a chi non ce la fa. Anche i momenti peggiori passano. O almeno, dovrebbero passare…
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