Pittini Celano, una storia vergognosa
L’Aquila – La cosa più autentica, sia pure con dignitosa pacatezza, l’ha detta in tv il sindacalista Fegatelli. Parlando dei licenziamenti notificati la sera della vigilia di Natale ai lavoratori della trafileria Pittini di Celano, ha fatto riferimento all’indifferenza delle istituzioni e della politica. Passata la vigilia, passati Natale e S.Stefano, niente di diverso: non si è saputo che qualche politico abbia bussato alla porta del presidio, presso l’azienda, per colloquiare con i lavoratori (che ormai si sentono giustamente ex) e impegnarsi per loro, per quanto possibile. Eppure Celano è residenza e patria di politici di rango, dal parlamentare sindaco Piccone al presidente della Provincia Del Corvo. Uscente perché vuole candidarsi da consigliere regionale.
I soli che si sono mossi per la Pittini sono gli amministratori di Osoppo, che dedicano nei prossimi giorni una seduta consiliare alla crisi.
I nostri politici, colti da repentino mutismo, hanno taciuto, almeno che si sappia. Sulla vergognosa vicenda Pittini nemmeno un commento. Un silenzio che esprime due cose: totale impotenza di fronte alla caparbia azienda di Osoppo e totale assenza di qualcosa da dire. Sì, stavolta non sanno cosa dire. Neppure facendo ricorso alle copiose riserve della retorica e della solidarietà di maniera.
Eppure, quella della Pettini è una storia vergognosa, forse senza precedenti nel travagliato mondo del lavoro, delle crisi, delle aziende che sanno solo sforbiciare. Avranno i loro motivi. Ma licenziare tutti la sera della vigilia di Natale, potendolo fare magari un altro giorno, è totalmente incomprensibile e immotivabile. Niente al mondo può fungere da spiegazione. Lasciare senza lavoro delle famiglie, oggi, rifiutando qualsiasi tipo di trattativa o dialogo, è ruvidamente consueto, in questa Italia senza più dignità né rispetto umano. La crisi è spesso amara sia per chi lavora che per chi dà lavoro, e non può più farlo schiacciato da tasse e burocrazia. Ma nessuno è mai legittimato a comportarsi senza rispetto umano delle persone. Non sappiamo se i politici abruzzesi condividono. Tacendo, fanno propendere per desolanti conclusioni. Ma forse ci sbagliamo. Forse gli sciocchi siamo noi e i lavoratori.
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