La Regione “turistica” che si suicida
Il disastro di Roccaraso – la stazione sciistica più importante d’Abruzzo e dell’Appennino intero, la più cliccata d’Italia – esplode con uno sciopero a Natale e S.Stefano (speriamo rientri) che non ha precedenti. L’Abruzzo, regione turistica per eccellenza e che di turismo potrebbe vivere da nababbo, d’estate e d’inverno, si suicida. Lo fa proprio mentre una pubblicazione sulle stazioni sciistiche (a proposito, quanto costa e chi ha pagato? Se i soldi sono pubblici sono anche nostri) tracima dalla edicole in omaggio. Beffarda coincidenza…
A Roccaraso semplicemente non arrivano i soldi per l’innevamento, che gli eroici gestori sono costretti a eseguire portando la neve con i camion. Una situazione drammatica, ma anche da operetta, che la dice tutta su come venga “governato” il turismo abruzzese. In un’altra regione, in un paese civile e leale, l’assessore regionale al turismo questa sera – 23 dicembre – si sarebbe dimesso chiedendo scusa. Qui non se ne parla neppure, né la Regione si è sognata di diffondere immediate spiegazioni e comunicati. Tanto meno impegni a sanare subito, domani stesso, le proprie pendenze.
Che, dicono i gestori, sono un’abitudine.
Aggiungere altro è inutile. Bastano i fatti a descriverci, come Abruzzo, e a infliggere a questa terra sfortunata una magra da sotterrarsi. E pensare che c’è, tra le teste d’uovo che nei palazzi regionali occupano poltrone e incarichi lautamente remunerati, chi già pensa a candidarsi o a ricandidarsi alla guida dell’istituzione. Non del condominio di casa, ma della Regione “turistica” che combina cose di questo genere. Dio delle nevi e delle spiagge, facci la grazia. Illumina chi continua a pensare che siamo ancora negli anni Cinquanta. Fa sapere a costoro che il mondo gira, e ormai ci hanno sorpassati pure i tutori del turismo sulle montagne del Libano. Senza offesa per il Libano, che turisticamente ha però vocazioni diverse.
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