A Natale si fermano gli impianti sciistici dell’Alto Sangro: “Mancati fondi, la Regione è inadempiente da due anni”
Roccaraso – 25 E 26 SCIOPERANO DIPENDENTI COMPRENSORIO ALTO SANGRO – LA NEVE SI TRASPORTA CON I CAMION – I GESTORI: DANNO ENORME, MA CONDIVIDIAMO – OGNI ANNO GLI STESSI PROBLEMI – Che la Regione e il turismo, specie invernale, siano i poli di una batteria (si respingono il + e il – …) o le estremità di un magnete, è noto a tutti da sempre. Molte parole e soldi spesi in promozioni costruite sulla chiacchiere. Ma i fatti stanno a zero. La ottusa burocrazia regionale, o forse la politica ancor meno lungimirante, hanno messo in ginocchio la più importante stazione sciistica dell’Appennino, costringendola ad una protesta che tutti avrebbero voluto evitare se non altro per motivi di immagine. Ora sta alla Regione rimediare, se ne sarà capace.
A Natale impianti sciistici fermi nel comprensorio dell’Alto Sangro, considerato il più grande del centro Italia. I dipendenti dei gestori delle stazioni, hanno infatti indetto due giorni di sciopero, il 25 e 26 dicembre, per protestare contro i ritardi della Regione Abruzzo per l’erogazione dei fondi già stanziati da quasi due anni e mai erogati, per 8 milioni di euro, e destinati al completamento dell’impianto di innevamento programmato del bacino sciistico dell’Aremogna-Montepratello.
“Questo quanto stabilito in un’assemblea – dice una nota – che si è svolta domenica 22 dicembre alla stazione sciistica di Pizzalto, al termine della quale è stato sottoscritto un verbale inviato alle sette società interessate (Co Ski srl, Pizzalto spa, Sifatt srl, Siafas, Col Rental srl, Wally sas, Montepratello spa) firmato da circa 180 lavoratori.
Un incontro urgente è stato chiesto al presidente della Regione, Gianni Chiodi, per oggi. “In mancanza di risposte concrete e immediate da parte dell’amministrazione regionale, i partecipanti all’assemblea adotteranno ulteriori misure di agitazione accompagnate da manifestazioni alle quali si chiederà il sostegno di altre categorie sociali ed economiche”.
La protesta riguarda un comprensorio sciistico con 27 impianti, oltre 100 chilometri di piste e una portata oraria complessiva di 42mila persone.
Nei giorni scorsi, nel top della stagione turistica, sono stati utilizzati camion per trasportare la neve necessaria per approntare le piste.
In pericolo circa 300 posti di lavoro diretti, tra impianti e strutture. Proprio per questo i lavoratori chiedono a gran voce “risposte immediate per il presente e per il futuro, soprattutto considerando che la categoria non può beneficiare di ammortizzatori sociali”.
La mobilitazione di Natale è conseguenza inevitabile dello stallo della struttura regionale e della lentezza della burocrazia.
I lavoratori mettono in evidenza “le serie preoccupazioni per il futuro delle aziende e soprattutto il profilo occupazionale che viene messo a repentaglio dalla carenza infrastrutturale del bacino, che necessita di un completamento dell’impianto di innevamento programmato, non più rinviabile alla luce della necessità di determinare le normali condizioni delle piste che consentono l’apertura degli impianti e delle innumerevoli attività commerciali ad essi strettamente connessi”.
Per l’ampliamento dei bacini idrici di accumulo, finalizzato anche all’innevamento programmato, la Regione Abruzzo ha assegnato, nell’autunno 2011, otto milioni di euro che, ad oggi, non sono stati ancora messi a disposizione della Comunità montana, ente attuatore.
“DANNI IMMENSI, MA PROTESTA CONDIVISA” – Consorzio Alto Sangro, “Piste fruibili, dal 27 si scia regolarmente”. “I danni provocati dallo sciopero sono immensi, ma le motivazioni della protesta sono assolutamente fondate e condivisibili. Gli operai, probabilmente, si sono accorti prima di noi di questa situazione, ma è fondamentale fare fronte comune contro la lentezza e la pesantezza della burocrazia, che mette a rischio un percorso virtuoso costruito in anni di attività”. Lo afferma il presidente del consorzio SkiPass Alto Sangro, Bonaventura Margadonna, a proposito delle due giornate di sciopero indette per il 25 e 26 dicembre dai dipendenti delle sette società che gestiscono gli impianti sciistici del comprensorio. Margadonna tiene comunque a sottolineare che, anche se la protesta verrà confermata, “le piste sono pienamente fruibili e dal 27 dicembre i servizi saranno garantiti con la qualità di sempre”.
Lo sciopero dei lavoratori del comprensorio dell’Alto Sangro, considerato il più grande del centro Italia, è stato proclamato ieri, al termine di un’assemblea. I dipendenti delle società Co Ski srl, Pizzalto spa, Sifatt srl, Siafas, Col Rental srl, Wally sas, Montepratello spa polemizzano contro la mancata erogazione, da parte della Regione Abruzzo, dei fondi necessari per l’ampliamento dei bacini idrici di accumulo, finalizzato anche all’innevamento programmato; otto milioni di euro assegnati dalla Regione nell’autunno del 2011 e non ancora messi a disposizione della Comunità montana, ente attuatore.
“Ogni anno – spiega Margadonna – ci ritroviamo nella stessa situazione e le sette società che fanno parte del consorzio si adoperano, spinte da un grande senso del dovere, per organizzare al meglio le stazioni. A causa delle condizioni degli ultimi giorni, ad esempio, abbiamo provveduto a spostare la neve con mezzi meccanici, per garantire l’assoluta fruibilità delle piste. Nonostante le difficoltà si va avanti con orgoglio, per offrire prodotti conosciuti da tutti per la loro qualità indiscussa”.
“Le società che fanno parte del consorzio sono società sane, senza debiti, che oramai da anni – sottolinea il presidente – vanno avanti in modo egregio, basandosi sulle proprie forze. Come ogni anno noi siamo pronti a dare il miglior prodotto che da sempre ci qualifica, ma è arrivato il momento di fare fronte comune e di attuare tutte le azioni possibili, perché ad essere a rischio non sono solo centinaia di posti di lavoro, ma uno dei fiori all’occhiello dell’Abruzzo”.
Intanto è in corso in queste ore, a Castel di Sangro una riunione della Dmc (Destination Management Company) del comprensorio per tratteggiare i contorni della questione, non solo in relazione allo sciopero, ma anche per valutare le prospettive future alla luce della situazione attuale.
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