Negri Sud, restano le preoccupazioni
Chieti – Scrivono i sindacalisti Sergio Aliprandi ed Ernesto Magnifico (CGIL e CISL): “Dall’8 ottobre, all’indomani dalla nascita della Fondazione, quando le parti si salutarono con il preciso intento di rivedersi per la presentazione di un piano di rilancio, a tutt’oggi nulla è cambiato e del piano non vi è traccia. Cosi come la possibilità di attivare, d’intesa con gli Enti pubblici, alcune attività di servizio deve essere ancora verificata.
Resta assordante il silenzio sulle proposte “produttive” di rilancio delle attività proprie della Fondazione, quella ricerca che tanto serve nel nostro Paese. Il Centro FMNS deve essere considerato dalle Istituzioni una risorsa fondamentale del nostro territorio per affrontare gli orizzonti più avanzati della ricerca in sede europea e territoriale, e poggiare su questi orizzonti un piano programmatico di sviluppo. E, stando alle dichiarazioni, anche il debito che sembrava ripianato dai soci al momento della nascita della Fondazione è di nuovo altissimo. Di certo poco peso hanno avuto i costi del personale, in cassa integrazione, a fasi alterne ma quasi ininterrottamente dal 2009. Pesano come macigni le irresponsabilità sui mancati pagamenti di circa 8 mensilità e la dichiarazione del CDA di voler procedere ad una “forse” mensilità pre-natalizia: una goccia nel deserto, un piccolo aiuto.
A fronte di questo quadro l’unica richiesta certa del CDA della Fondazione è ancora e solo quella di nuova cassa integrazione per un numero più alto di ore e per più persone. Aborriamo le accuse del Cda ove si chiedono solo sacrifici ed il manifestato ricatto ai dipendenti che se non si firma la CIG al 100% la responsabilità sarebbe solo delle OOSS, preludendo da questo anche una possibile catastrofe. Richiesta intollerabile di fronte alla totale assenza di indicazioni prospettiche di rilancio e di analisi della crisi che ha investito il Centro, che non può essere liquidata con la crisi del Paese, indiscutibile e sotto gli occhi di tutti. C’è una crisi difficile da superare, mettiamo a disposizione la nostra collaborazione leale e responsabile, non solo come dispensatori di cassa integrazione, per costruire il futuro del centro e dei lavoratori della Fondazione.
Negli ultimi anni il Consorzio Mario Negri Sud, è stato impoverito in modo devastante di competenze e di linee di ricerca. Molti ricercatori e responsabili di Dipartimenti e di Laboratori hanno abbandonato il Consorzio per spostarsi in altre sedi, e questo depauperamento di risorse umane e di massa critica non è stato compensato dall’arruolamento di nuovi ricercatori. Questo aspetto è centrale e probabilmente rappresenta il motivo fondamentale delle difficoltà economiche del Centro, a cui i vertici non sono sembrati in grado di porre alcun rimedio.
Il probabile contributo straordinario della Regione Abruzzo, sommato a qualche attività di servizio, se politicamente avallata, rappresenterebbe solo una boccata d’ossigeno, indubbiamente salutare, ma alla Fondazione serve chi innesti una marcia in più, scavando nel terreno “fertile” della ricerca. L’apprezzabile sforzo compiuto dalla Provincia di Chieti e dalla Regione per tenere in vita il Centro rischia di essere vanificato dalla lentezza dei tempi e da una rigida organizzazione del lavoro a compartimenti stagno, senza visione d’insieme e larghezza d’orizzonti. Ci piace immaginare che, ad esempio, di fronte ad un bando, tutti i ricercatori siano impegnati a portare lavoro a tutto il Centro, mobilitando per ogni progetto tutte le risorse e le competenze interne possibili. Piuttosto che retribuire solo ed in parte chi per il proprio Laboratorio ha ricevuto il saldo consuntivo di qualche progetto. Per quanto tempo ancora si pensa di tenere “ congelate” in cassa integrazione le persone che servono invece attive, partecipi, responsabili e motivate per rilanciare il lavoro? E se qualcuno nel frattempo va formato o riconvertito che si aspetta ancora per farlo? Nel centro ci sono tutte le risorse necessarie, ma è il governo della FMNS che mostra la sua inadeguatezza. Speriamo di essere smentiti dai fatti, nel frattempo riconfermiamo con nettezza che il cambiamento che i lavoratori aspettavano dalla nascita della Fondazione, al di là della forma giuridica, non si vede e probabilmente non c’è proprio. Più precisamente l’unico aspetto certo dalla nascita della Fondazione è la diversa distribuzione del debito, se prima pesava per il 75% sul Negri di Milano oggi lì pesa il 33% e l’investimento dei soggetti pubblici, senza una decisa inversione di tendenza, rischia solo di prendere in carico un debito che di certo non hanno prodotto”.
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