Ricostruzione, lavori dai primi del 2010
L’Aquila – Certo, i soldi ci sono e ieri ne sono arrivati dal CIPE altri, 1.000 milioni di euro o 1 miliardo se preferite. Soldi che vengono definiti “immediatamente spendibili”, ma anche pericolosi, perchè sono un fiume e attirano mari di cupidigie, appetiti spesso malsani, ombre di corruzioni e maneggi, affarismi e faccendieri. E poi, non è che la politica sia così esente o abbia la schiena tanto dritta da risultare al di sopra delle parti. Ci sono, dicevamo, i soldi per la ricostruzione di case private e case pubbliche, palazzi e sedi istituzionali. E i lavori per rimettere in piedi L’Aquila e dintorni dovrebbero cominciare addirittura ai primi del 2010. Parola (o soltanto ferma intenzione) del sindaco Cialente, oggi ad un convegno – appunto – sulla ricostruzione.Il presidente Chiodi ha ricordato che occorre definire subito la governance (purtroppo oggi si dice così) che “dovrà gestire i fondi”. Da commissario Chiodi dovrà fornire linee guida e indirizzi, poi toccherà ad altri, ed è “una scommessa questa ricostruzione”, ha riconosciuto il presidente. Il sindaco Cialente, come dicevamo, parla di primi cantieri e via ai lavori addirittura fra qualche mese, ma non dice nulla delle macerie e del problema della loro rimozione e destinazione.
Il sindaco pensa che occorrano per ricostruire molti anni, dai cinque ai dieci, ma “importante è che si parta”, dice con pragmatismo. Chi cosa ha in mente per le macerie. Finora, non è accaduto nulla, i milioni di tonnellate sono sempre 2,5, i costi enormi, e a rimetterci le penne sono i sindaci dei piccoli centri, che hanno già beccato avvisi di garanzia.
L’on. De Laurentiis, presente al convegno, ha auspicato percorsi condivisi per la ricostruzione ed ha anche ammonito: “Soprattutto trasparenza e chiarezza sui fondi”. L’occasione fa l’uomo ladro (ma anche molto peggio), e l’odore dei soldi è notoriamente meglio di quello della donna, almeno per alcuni. Magari poco condivisibili, visto che l’ideale sono soldi e donne, per i più…
“Non finiremo mai di ringraziare – ha detto Mimmo Srour, organizzatore del convegno – Guido Bertolaso, la Protezione civile e tutti i volontari per il lavoro svolto finora . L’emergenza qui finirà solo quando potremo rientrare nel nostro centro storico e nelle nostre case. Ecco perché non possiamo permetterci di ripetere gli errori del passato ma dobbiamo saper spendere bene le risorse. E questo si potrà fare solo se saranno gli Enti locali, Regione e Comuni, a progettare la nuova città. La regia quindi – conclude – dovrà essere a L’Aquila affidata alla Regione e ai Comuni colpiti dal terremoto”. L’idea dell’Associazione Federico II, fondata da Srour, è nata due anni per fare del capoluogo abruzzese “Capitale di Pace” del Bacino Mediterraneo. “Lo proposi al sindaco – spiega – in occasione della Perdonanza Celestiniana. Oggi L’Aquila è anche città Martire. Non basta recuperare le case – prosegue – perché se recuperiamo le case senza fare nulla per rilanciare l’economia, trovare lavoro per chi lo ha perso, per i nostri giovani, per permettergli di rimanere nel territorio, sarà tutto inutile. Perciò penso alla Zona Franca Urbana estesa a tutti i comuni del cratere, penso alle agevolazioni fiscali, alle infrastrutture, a tutto ciò che può favorire la tessitura di un sistema economico e sociale che il terremoto ha distrutto”.
(Nella foto: Corso Federico II come appare oggi)
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