Storie di famiglie dall’avamposto afghano
L’Aquila – Stasera alle ore 18 presso la sala consiliare di Palazzo Nobili sarà presentato in città il documentario – Così vicini, così’ lontani – cinque storie di famiglie dall’avamposto afghano. Il centro Studi Roma 3000 ed il 9° Reggimento alpini ripropongono a L’Aquila, dopo il successo avuto a Roma il mese scorso, il documentario realizzato da Pino Scaccia, in collaborazione con lo Stato Maggiore della Difesa, durante l’ultima operazione delle penne nere aquilane in Afghanistan.
Annachiara è giovanissima: la troviamo di guardia al campo di Farah sperduto nel deserto, ai margini dell’inferno. Lei non soffre la lontananza da casa, anzi questa missione l’avvicina al marito, Paolo, che sta nello stesso campo. Si sono conosciuti in un’altra missione in Afghanistan, nella valle del Panshir, vicino a Kabul, tre anni fa. Ma lei vive all’Aquila e lui a Torino, così questa nuova avventura li unisce più che dividerli.
Donato è un ufficiale mortaista: ogni sera si collega su skype con la fidanzata Elena, all’Aquila, che è fra le promotrici di un gruppo, “L’altra parte della divisa” che unisce tutte quelle che restano a casa: mogli, madri, figlie, fidanzate dei militari in missione.
Massimiliano è comandante di compagnia. A casa ha lasciato la moglie Luana e la piccola Arianna, tre anni, che nella sua cameretta a Teramo, ha disegnato sei quadretti: ogni mese ne butta via uno, fino a quando il papà tornerà a casa.
Hanno famiglie lontane anche Ivan Antonio, infermiere, due figli, e Roberto, fuciliere, una bimba di otto mesi.
Cinque persone, cinque militari italiani in missione, cinque storie. Come vivono la lontananza dagli affetti e dalle abitudini, ma anche come la lontananza è vissuta da chi resta a casa. E’ dura per i soldati, ma è dura anche per chi li aspetta. Però c’è il cuore che unisce, ed è il senso del documentario. “Così lontani, così vicini”: si può.
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