Un sospiro per Piergiorgio Desiati
L’Aquila – (Di Carlo Di Stanislao)
“Tutte le sue gocce rosse / caddero a terra, mute, / e poi che furono cadute / il cuore più non si mosse” – Giovanni Corazzini
PG, come lo chiamavano gli amici e come ho iniziato a chiamarlo io, dal 1978, col mio arrivo in quella che ora chiama la mia città, fu fra i primi a regalarmi sorrisi e strette di mano. Venivo da fuori, come nascita (Roseto) e formazione (Perugia) e, com’è noto, gli aquilani, come in genere i montanari, sono diffidenti. Ma Piergiorgo mi accolse a braccia aperte, cominciando da subito a condividere con me la passione per la nutrizione e la dietetica, la bromatologia non come semplice scienza delle calorie, ma come un modo di guardare al mondo e alla vita, a partire dagli alimenti.
Ti ho rivisto due giorni prima della tua dipartita, smagrito ma non spento, corroso dal male infido e improvviso, ma ancora attraversato da palpiti di vita.
Sei stato un campione, fino in fondo, capace di non cedere mai, fino alla vetta o alla meta, e non so le mie parole saranno quelle giuste per ricordarti.
In tuo onore, credimi, non piangrò e resterò fermo, eroico di fronte a questo ennessimo insulto.
Credimi, col mio mestiere e poi col fatto feroce ed ingiusto della terra che tradisce ed uccide, mi sono abituato alla morte, a quella morte che mangia gli uomini, che passa la nuda falce a produrre tanti vuoti nelle nostre già sparute schiere di sopravvissuti. Sono abituato alla ferocia che ti prende di colpo con un coltello o un proiettile o a quella che ti lascia sanguinare sul pavimento. So come trattarla, a cosa pensare quando mi chino su un cadavere.
Ma non quella che ti scava all’interno, inaspettata, quella mi incute tristezza e timore, perché non è un incidente di percorso che si possa scansare stando attenti, ma il destino inevitabile, il saldo del conto.
Basta ora, amico buono, basta trattenerti con le lacrime che avevo giurato di non produrre, trattenuto in questo affanno da cui ora ti sei sciolto, per sempre.
Tu eri luce ed in quella sei andato, seguendo Febo sul suo carro dorato, lasciandoci dentro un vuoto che potrà colmarsi, rammentando cosa sei stato e come sei vissuto. Ti mando un ricordo della mia infanzia, quando, temendo la morte, ebbi un consolante racconta da una suora gentile mi disse che in ogni caso Il tuo Angelo con Amore ti prende per mano e ti apre il Cielo e ti fa capire, vedere luminosamente, che la vita e’ solo un momento della nostra eternita’, un momento in cui si torna nel luogo perfetto dove non vi è tensione e tutto è Amore. Pace,
il tuo amico Carlo
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