La bambinella di Natale

Noemi attende semplicemente che le consentano di provare a vivere una vita. In questo 2013 agli sgoccioli, tra ansie, disperazioni, urla di protesta, vite stroncate, problemi spesso insolubili perché l’Italia diventa ogni giorno meno abitabile per quasi tutti, Noemi prende il posto del bambinello e diventa la bambinella di Natale di tutti gli abruzzesi. O di tutti gli italiani. Il presepe è il contesto stravolto e allarmato in cui tutti viviamo o cerchiamo di vivere. La crisi, estesa dall’economia a tutti quelli che un tempo si chiamavano valori, è lo scenario, ma senza cometa, visto che persino quella vera che ci avevano promesso, non è arrivata: bruciata dal Sole. O forse fuggita nel timore di doversi avvicinare troppo a noi.
Questa bambinella bisogna aiutarla, affidarla ai barlumi spesso geniali della scienza, consegnarla alla speranza. Al di là di tutte le burocrazie, di ogni (giustificabile) perplessità sulla vera efficacia di Stamina, deve prevalere il coraggio della speranza. La piccola vita della bambinella è un soffio, un anelito leggero al quale tutti ci affidiamo, perché vorremmo consegnarle prima di tutto la salute, in secondo luogo un mondo che potrebbe, fra anni, essere migliore dell’attuale. Diciamo potrebbe, ma tutti in fondo ai cuori vediamo un domani migliore, anche perché ci vuole poco ad esserlo, rispetto al momento attuale… Siano le istituzioni, siano i tribunali, sia il presidente Chiodi, siano i medici di un ospedale abruzzese, siano i coraggiosi e ammirevoli genitori della bambinella. Siano tutti a fare in nodo che Noemi nasca nella capanna a Natale, nasca davvero, e abbia diritto di esistere. Sarebbe un Natale utile, il solo forse nel marasma stralunato delle luci e della plastica, degli sconti e delle offerte speciali. L’unica offerta speciale occorre a Noemi, che deve esserci, latrice di un mistero leggero, che sa d’amore e di cieli pieni di comete.