Parliamo dello sport abruzzese
L’Aquila – Enrico Cavalli ci ha inviato questo suo intervento: “Le scienze sociali, hanno tardato ad indagare sul fenomeno sportivo in Italia. A parte le antologie classicheggianti sulle discipline olimpiche, un disinteresse dell’alta cultura sullo sport, è ascrivibile al peso della critica di Croce sugli agonismi da stadio. Dopo le interpretazioni ideologiche d’Oltralpe sugli sports di massa e tradotte nella collana einaudiana sulla storia italiana del 1973, si dibatteva sul riconoscimento all’agonismo di una funzione di recupero delle tradizioni dei molteplici microcosmi del Paese, fra la complessità degli sviluppi economico-mediatici della civilizzazione contemporanea. Ha avuto la dimensione culturale abruzzese un ruolo di analisi critica del rapporto fra scienze sociali e generale tematica sportiva. Si pensi alla dialettica potenziale piuttosto che antitetica fra un D’Annunzio, affiancato da Tosti, quale divulgatore dell’eticità sportiva e appunto, la crociana censura delle masse agoniste. Risalta il contributo di Titta Rosa in tandem col molisano Ciampitti, alle antologie sportive di anteguerra, foriero se non già di una omologa vulgata abruzzese, almeno,di una tradizione giornalistica di tenore nazionale. Recuperando tali matrici culturali, l’ambito accademico abruzzese della rivista”Lancillotto e Nausica”, di Russi e Noto, comincia una storia sociale dello sport, in primis, regionale. La fenomenologia sportiva regionale, vede la diversità di approccio delle zone interne meno disposte a ravvisarvi un fatto aggregativo e di promozione economica, rispetto alle plaghe adriatiche suscettive di identificarla in senso collettivo e di redditività indotte.
Se manca una univoca storia sportiva regionale per la difficoltà di reperimento di notizie e dati di prima mano dalle Federazioni e clubs locali, ciò risalta in ambito aquilano. Nonostante la versione di uno sport aquilano ancorato ad una disciplina minore quanto a seguito generale, non può prescindersi dalla comprensione dei lavori sul calcio locale, il primo, regionalmente, a rifulgere nazionalmente. Delinea i percorsi del club rossoblù dalla cadetteria degli anni’30 fino al suo declinare degli anni’70 nel secolo scorso, Dante Capaldi ed in una rassegna di fatti e personaggi svolta quasi in solitaria. Il capoluogo abruzzese rispetto alle sue città consorelle sembra impegnare minime risorse morali e materiali nella vicenda agonistica, censurata da un contegno intellettualistico locale. Sulla scia, i lavori di Domenico Chiodi, sul tennis e calcio anche amatoriale nelle sue varie aggregazioni laiche e religiose durante le incessanti trasformazioni sociali e del sottoscritto. Quanto a monografie sugli sports minori aquilani, a parte l’esclusiva matrice tennistica, si può contare su fonti libellistiche e/o multimediali gestite autoreferenzialmente dai vari sodalizi ed istituzioni federali. Rileva la scandagliatura dello sport aquilano al femminile, di Rossella Frasca Isidori nella specola sociale del Ventennio. Il mancato decollo calcistico e degli altri sports minori deriverebbe dall’accreditamento del rugby quale esclusiva realtà sportiva da coltivare municipalisticamente, talora, in modo tardo-dilettantistico e per polemica allo sport consumistico. Ritroviamo le analisi di Rossella Frasca-Isidori che delinea l’emersione rugbystica nel totalitarismo, quelle cronachistiche di Adelchi Taranta e Bruno Vespa, Paolo Mastri, Luca Pacitti e Tony Di Muzio celebrative degli scudetti neroverdi ed aventi una calibratura nazionale nella recente incursione esterna sul tema agonistico aquilano, condotta da Marco Pastonesi. Vanno commisurati i tratti sociologici di Roberto Lettere rivalutante la versione britannica, quindi, educativa di questa disciplina in città, forse snaturata dalle periodiche finalità politiche, e, la filosofia della pallaovale di Arturo Conte che non scevro dagli ideologismi, inquadra la peculiarità aquilana di questo sport, quasi sdoganandolo dalle simbologie anglosassoni, per esaltarne un portato di eticità sociale come fa in chiave misticheggiante un altro scrittore forestiero quale Cristoforo Simula. La quantità libellistica sul rugby gratificata dalle suddette indagini extramoenia, rispetto a quella calcistica, afferisce ai patrocini pubblici privilegianti lo sport caratterizzante nazionalmente la città-capoluogo a ragioni delle dinamiche politico-culturali locali, ovvero, di coincidenze tra erogatori di risorse ed editorialità di una disciplina reputata critica del calcio iperprofessionista. Il dato forse non troppo approfondito da quanti si sono occupati della vicenda sportiva aquilana sin qui è che alla provvidenza di plessi moderni fino agli anni Sessanta del secolo scorso e di masse considerevoli di praticanti per un città di provincia, ebbene, non ha corrisposto la emersione di grossi talenti a livello nazionale. Se da un lato, per dirla allo stile breriano”il campione è forgiato da mente divina”, dall’altro, gli agenti formativi e/o amministrativi piuttosto che gli operatori economici non hanno foraggiato le leve giovanili da cui potevano scaturire dei top players comunque trainanti gli stessi valori educativi che lo sport ha insiti in sé stesso.
Una storia sportiva locale, conta sui risvolti episodici lustranti la tradizione di riferimento. Resta vero che nel fatto agonistico, in specie, nel calcio vengono trasferite mode e linguaggi di antichi particolarismi sui processi in atto territorialmente. L’auspicio è di una comprensione della dinamica sportiva locale nel senso della conservazione ed approfondimento degli aspetti sociali di un complesso ed amplissimo fenomeno popolare nella sua fase di massima criticità.
*Ad eventuale beneficio dei lettori interessati ad approfondire l’rgomento, questa la bibliografia di riferimento sul tema sportivo a L’Aquila.
“Sul calcio aquilano tra ascese e cadute repentine, si vedano oltre i lavori di Dante Capaldi, Torniamo in serie C, L’Aquila, Gran Sasso, 1978; Idem, L’Aquila calcio. 1927/28-1997/98. 70 anni di storia rossoblù, L’Aquila, Edizioni Celestiniane, 1998; La storia di L’Aquila calcio, 1931-2012, Teramo, Castellalto, 2012; Domenico Chiodi ed Adriano Cantalini, Storia del calcio aquilano, L’Aquila.
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