Il cuore triste del centro tra ombre e luci (poche)
L’Aquila – Andarsene in giro per il centro a luci accese, per tentare di cogliere qualche aspetto della città , in vista del Natale. Il primo pensiero corre ai portici, dove si svolgeva la vita di tutti. Una passeggiatina sotto i portici bisognava sempre farla, magari solo un paio di “vasche” su e giù prima di cedere spazio alla movida notturna e al popolo della notte. Si può ancora fare: basta rassegnarsi a impalcature, ponteggi, panneggi di plastica a custodire lavori che o sono fermi, o non sono mai incominciati. Negozi tutti chiusi, la Carispaq-BPER ancora non agibile, solo un paio di bar ma fuori dal porticato. Le smunte luci natalizie condiscono di tristezza lo scenario. Qualcuno passeggia a chiacchiera, ma lungo il corso, fuori dalle arcate tutte puntellate, tutte imbracate in attesa della vita. Le voci di chi parla si possono ascoltare anche a distanza, e carpire i discorsi, anche sena volerlo.
Due ragazze, una piccolina, l’altra bella ma con le gambe un po’ stortine, parlano di un lui, e senza mezzi termini lo definiscono uno stronzo. Al ripasso, stessa definizione. Sono convinte.
Si può portare a termine lo struscio tradizionale (tra le 19 e le 20) incontrando una cinquantina di persone, magari anche qualcuno che si conosce, magari anche stentando a riconoscerlo. Il terremoto ha lasciato i segni, anche sui volti delle persone. Nelle foto i portici come sono oggi. Tra ombre e luci, poche luci, ma le palle bianche dei lampadari scruti tutte accese e persino ripulite. Illuminano un nulla dal quale è tempo spunti qualcosa, un barlume di vitalità , un ritorno. C’è chi spera e chi dispera. Ma la vasca sotto i portici si può fare.
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