Abruzzo, è retromarcia nell’industria
Pescara – Un ulteriore saldo negativo tra iscrizioni e cessazioni di aziende nelle Camere di commercio delle quattro province abruzzesi, un tasso di disoccupazione ancora su livelli molto preoccupanti, l’aumento della cassa integrazione ordinaria, straordinaria ed in deroga, il calo delle esportazioni in valore (-2 per cento) a fronte di una sostanziale tenuta (-0,2 per cento) del dato nazionale, un’ennesima contrazione, sul piano dell’innovazione, delle richieste di brevetti presentate al sistema camerale regionale. E’ quanto emerge dall’indagine semestrale sull’industria abruzzese relativa al primo semestre 2013 elaborata da Confindustria Abruzzo.
I dati sono stati illustrati dal direttore degli industriali abruzzesi Giuseppe D’Amico. All’incontro hanno partecipato anche l’assessore regionale Alfredo Castiglione, il professore Luciano Frattocchi, il presidente della fondazione Pescarabruzzo Nicola Mattoscio, il consigliere regionale del Pd Camillo D’Alessandro. “Il rapporto mette in evidenza una situazione di enorme difficolta’ che ancora non mostra segnali di ripartenza. L’Abruzzo, come il Mezzogiorno, continua a manifestare infatti segni di cedimento sui principali indicatori economici, tutti orientati alla stabilita’ avendo pero’ come punti di riferimento semestri con il segno negativo se non alla diminuzione”.
Dall’analisi emerge che l’Abruzzo continua ad essere vittima sia della caduta della domanda dei beni di consumo, sia della carenza di liquidita’ che investe in particolar modo il sistema delle piccole e medie imprese. Solo l’export, dopo la caduta del semestre precedente, mostra timidissimi segnali di ripresa. Dal punto di vista occupazionale non si evidenziano inversioni di tendenza, anche se il tasso di disoccupazione resta sotto la media nazionale, mentre si registra una crescita delle ore di cassa integrazione. Stando sempre ai risultati del rapporto di Confindustria, “la situazione continua ad essere estremamente delicata confermando andamenti che potrebbero addirittura preludere ad una vera e propria deindustrializzazione del territorio” . I dati raccolti mostrano il perdurare di una sostanziale stabilita’, con orientamento all’ulteriore contrazione, degli indicatori produttivi, una nuova significativa frenata delle vendite ed una tendenziale stagnazione delle esportazioni. L’analisi ripartita per area geografica mostra una tendenziale omogeneita’ tra le quattro province abruzzesi, con la sola parziale eccezione del dato relativo agli investimenti che in un quadro comunque caratterizzato dal ristretto numero di imprese che li hanno effettuati, appare piu’ florido per le imprese teramane ed addirittura inferiore alla media regionale per quelle pescaresi.
Per quanto riguarda i vari settori emerge un grave stato di crisi del comparto metalmeccanico. Timidi segni positivi si rinvengono per gli investimenti in quattro comparti in cui comunque tali strategie rimangono sostanzialmente minoritarie. Relativamente alle previsioni sull’andamento dei principali indicatori produttivi nel II semestre 2013, l’indagine evidenzia una sostanziale tendenza alla stabilita’, con oltre due aziende su tre che non ipotizzano variazioni della capacita’ produttiva superiori al +/- 0,5 per cento. Il dato relativo al fatturato risulta invece piu’ discordante, in quanto a fronte di una maggioranza relativa di imprese che non prevedono incrementi delle vendite, si assiste ad una dicotomia quasi perfetta fra quelle con aspettative rosee e quelle che temono contrazioni del dato. La stabilita’, con leggera tendenza all’incremento, caratterizza invece le previsioni relative alle esportazioni. A livello territoriale si evidenzia un certo grado di disomogeneita’ tra le quattro province, con un orientamento piu’ positivo per quelle di Chieti e Teramo, tradizionali locomotive manifatturiere del sistema economico regionale, ed un sostanziale pessimismo per quella di Pescara. Le previsioni peggiori risultano comunque quelle relative agli investimenti.
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