Rapporto Unicef-Istat sull’obesità infantile: dati preoccupanti. Abruzzo regione a rischio.


(di Flavio Colacito – psicopedagogista). Attualmente in Abruzzo circa il 40% dei bambini è obeso: questo il quadro in base ad alcuni rilevamenti del Servizio Regionale di Auxoendocrinologia Pediatrica della Clinica Pediatrica dell’Ospedale di Chieti. In alcuni dati del 2010 del “Libro Bianco della Salute” -a cura della società italiana di Pediatria- la percentuale abruzzese, in termini di sovrappeso, è superiore di ben sei punti rispetto alla media nazionale (22.9% nel 2010, l’11% è invece in condizioni di obesità). Dietro l’Abruzzo si piazzano la Campania (27,9% di ragazzi in sovrappeso) e, ex-aequo, Molise e Basilicata (26,5%), mentre per l’obesità le regioni maggiormente interessate dal fenomeno sono la Campania (20,5%), la Calabria (15,4%) e il Molise (14,8%).L’obesità viene definita facendo riferimento ad un rapporto: l’indice di massa corporea (BMI), tra il peso in chilogrammi e l’altezza in metri quadri. I bambini più in linea sono quelli del Nord, quelli con più problemi di bilancia vivono nel Centro-Sud. Per esempio dal confronto dei dati 2008-2010 si evidenzia che nelle regioni Centro-settentrionali (escludendo il Veneto che presenta una tendenza opposta dovuta alla notevole riduzione del numero di soggetti obesi che determina l’aumento dei soggetti in sovrappeso) vi è una riduzione dei tassi di sovrappeso che oscilla tra il -17,9% del Friuli Venezia Giulia e il -1,5% del Piemonte, mentre gli incrementi colpiscono il Meridione, a parte la Sicilia dove il trend è in diminuzione (-4,1%), anche se la regione in cui si è registrato l’aumento più consistente è la Sardegna (+11,2%). In particolare il bambino è un soggetto in continua crescita e ogni popolazione ha suoi caratteristici valori di statura e peso corporeo, quindi è meglio ricorrere per la sua definizione ai percentili . Appare fondamentale che i cittadini sappiano che il 98% delle forme di obesità è di tipo essenziale, vale a dire che essa legata ad uno stile di vita sbagliato, sia in termini di dieta alimentare ma anche di esercizio fisico. Per questo motivo, presa coscienza che un certo bambino è obeso, è imprescindibile un processo di rieducazione dell’intero nucleo familiare in direzione di un graduale e progressivo cambiamento delle abitudini di vita: è perciò fondamentale stimolare il bambino e la famiglia all’attività fisica; l’attività fisica aerobica quotidiana, 30-40 minuti di esercizio continuo e regolare, sono sufficienti per controllare e stabilizzare il peso del bambino, naturalmente congiuntamente ad una dieta equilibrata prescritta in modo idoneo da un esperto nutrizionista. Le ricerche in questo settore appaiano continue e gli aggiornamenti sono costanti, come freschi sono i dati dell’Unicef contenuti nell’ultimo rapporto “Bambini e adolescenti tra nutrizione e malnutrizione”.Complessivamente in Italia sono i bambini maschi ad esserne più soggetti all’obesità, con percentuali del 30%, rispetto a un indice del 23% nelle femmine.La ricerca congiunta, Unicef e Istat, mostra i risultati di un fenomeno legato all’aumento di peso sempre più presente tra i bambini. Sono le regioni meridionali a mostrare il numero maggiore di soggetti obesi, con un 34% a fronte di un 22% al Nord e un 24% al Centro. Che le percentuali siano alte lo si evince anche osservando quelle famiglie dove l’attività motoria è marginale o male e discontinuamente praticata, oppure dove sono presenti difficoltà economiche parallelamente a bassi livelli di istruzione dei genitori. Tra i giovanissimi, la fascia di età più colpita è compresa tra 11 e 17 anni, con un tasso del 16,7% dei soggetti sul totale del campione. Concause sono una colazione non corretta e un eccessivo consumo di snack nell’arco della giornata, alimenti industriali di cui sia fa un grande abuso apportando all’organismo pochissimi nutrienti benefici; le bevande gassate spesso sostituiscono l’acqua naturale, il tutto accompagnato da un consumo di frutta e verdura quasi inesistente, con un modesto 12% di giovanissimi durante il giorno ne mangia quattro o più porzioni. Concludendo il rapporto Unicef-Istat ci prospetta un futuro a rischio per tanti bambini e adolescenti che, attraverso pericolose condotte alimentari e un’assoluta mancanza educativa in grado di prevenire i rischi per la salute, fanno dell’Italia e di alcune regioni in particolare un’isola non proprio felice come comunemente si crede, questo nella patria della famosa “dieta mediterranea”.


08 Dicembre 2013

Categoria : Salute & Benessere
del.icio.us    Facebook    Google Bookmark    Linkedin    Segnalo    Sphinn    Technorati    Wikio    Twitter    MySpace    Live    Stampa Articolo    Invia Articolo   




Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento

Utente

Articoli Correlati

    Nessun articolo correlato.