Più voci sul Novecento a Pescara
Pescara – (di Licio Di Biase, consigliere al recupero) – La manifestazione “Il Novecento a Pescara” vuole essere una riflessione a più voci su un periodo pregno di accadimenti storici della nostra città ed è un’idea nata in occasione di “Pescara Real Piazza”, un evento che ha permesso agli studiosi, ai curiosi e alla città di riscoprire il cuore storico di Pescara.
Con “Il Novecento a Pescara” vogliamo ripercorrere le tappe della trasformazione del territorio e capire i meccanismi che hanno trasformato Pescara e Castellamare, divise fino al 1926, nella città in cui oggi viviamo. Una realtà ricca di contraddizioni e difficoltà insite in una realtà urbana che, in varie fasi ma soprattutto in quella dello sviluppo degli anni ’60 ha smarrito quasi totalmente le tracce della sua importante storia e della sua identità, conservate in significativi elementi storico-architettonici.
Inizieremo il percorso col parlare della nascita della nuova città e quindi del Piano Montani, che ha definito gli assi e i contenuti della fusione dei due poli territoriali, fino ai nefasti eventi del bombardamento del 1943 e la conseguente ricostruzione legata al Piano Piccinato, per finire nel discutere della Pescara di oggi.
Non solo, ci saranno anche momenti dedicati ad argomenti particolari, per esempio si parlerà dello scultore caramanichese Nicola D’Antino, oggi dimenticato, ma autore di importanti opere e su tutte ricordo le quattro che adornavano il Ponte Littorio. Poi ancora si discuterà dell’evoluzione storica e architettonica dell’Aurum e dei teatri.
Questo sarà l’occasione per ricordare, riflettere e approfondire un Novecento ricco di contraddizioni e di eventi fortemente innovativi per Pescara. Tenendo ben presente innanzitutto la nuova città che nasce nel 1927, diventando addirittura capoluogo della nuova Provincia e i bombardamenti che si sono verificati tra il 31 agosto e il 17 settembre del 1943, provocando lesioni e distruzione del settanta per cento degli edifici con circa quattromila morti.
E’ la prima volta che la città si interroga in modo così complesso sulla propria vicenda urbana, ma anche sociale ed economica.
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