Fare il guerriero è offerta di lavoro
(Foto: la città di Sparta oggi) – Centinaia, forse migliaia di giovani non solo abruzzesi si sono avvicinati con curiosità ad un salone dell’Esercito allestito a Montesilvano. Fascino della divisa, soprassalti di aspiranti guerrieri? No, solo penuria di lavoro e precariato. I giovani guardano con curiosità allo stipendio fisso, al posto sicuro. Anche da militare di carriera: un’offerta di lavoro.
Forse senza neppure saperlo davvero (pensare e attingere nella storia non è caratteristica peculiare dei politici) lo Stato italiano ha scelto di diventare come l’antica Sparta: cioè padrone dei giovani, da usare per la propria struttura. Non dando loro lavoro civile, li spinge con abile opera di persuasione verso le armi. Fate i soldati, venite a indossare le divise, che sono un mestiere sicuro. E anche retribuito decorosamente.
Attenzione, però. Oggi fare il militare non è come ai tempi di Sparta. Prima di tutto sono passati 2500 anni. Oggi gli eserciti (almeno quello italiano) compiono soprattutto missioni di pace, e si fanno anche amare e rispettare dove operano. Non siamo i gendarmi del mondo come gli USA, e in missione andiamo per fare del bene, sempre per iniziative coordinate e decise dalle alleanze. Andarci ci costa anche una tombola in denaro. Ovunque, pare ci vogliano bene, cominciando dall’Afghanistan. I nostri morti li abbiamo ugualmente, è il rischio di ogni uomo in divisa. L’Esercito è visto con stima dalla gente. Non guerrafondai, siamo, ma collaboratori. E allora, venite giovani. Pare che l’esortazione sia anche ascoltata con interesse. Chi l’avrebbe mai potuto pensare?
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