Non prenderemo mai quel convoglio

Il maltempo (straprevisto e praticamente anche stra-annunciato) ha nuovamente devastato l’Abruzzo, stavolta costiero. Tutto quel che sentiamo e sentiremo sono retoriche dichiarazioni di costernazione dai politici, e grida disperate: stato di calamità, subito… In sostanza, mano tesa per la solita elemosina dal Governo, che arriverà glorificando qualcuno che se ne farà paladino, magari quando ci sarà stata un’altra alluvione. Che pianto, che tristezza.
Lo stesso giorno leggiamo che in Italia le città in cui è più alta la qualità della vita sono sempre le stesse. Primeggia Bolzano, ci rientra pure Macerata, e la sola buona notizia per l’Abruzzo è che Teramo guadagna persino qualche punto, pur restando, come le altre città abruzzesi, alquanto bassina in graduatoria. Ma ci accontentiamo anche delle briciole… Il momento più ridicolo della drammatica giornata di oggi è l’ordinanza di chiusura del supercentro commerciale Megalò a Chieti: è a rischio di ritrovarsi sommerso da qualche metro d’acqua, con tutte le carabattole natalizie che contiene. Una storia data per certa da anni: il Megalò è in area alluvionale e alluvionabile. E’ un gigante da milioni di euro, un mega-affare più che altro. Che nessuno seppe o volle (più probabile) impedire. Ora viene chiuso (oggi e domani 3, poi si vedrà). Sulla sola base di questo fatto, comprendiamo a perfezione perché nelle classifiche della qualità della vita, l’Abruzzo sarà sempre negli scantinati. Noi conosciamo solo la qualità degli affari. Finiamo in pezzi ad ogni nevicata, sott’acqua ad ogni pioggia, il mare ci mangia vivi, i fiumi sono furie distruttrici. Abbiamo quel che meritiamo. Non prenderemo mai il treno dei passi avanti, del cambiamento. Anzi, quel treno non passerà proprio.