In Italia è allarme lavoro: dati Istat impietosi, in Abruzzo -31.000 unità rispetto al 2012


( di Flavio Colacito – psicopedagogista). Durante il secondo trimestre 2013, nella fascia di età tra i 25 e i 34 anni, in Italia lavoravano appena 4,329 milioni di persone contro i 5,089 milioni di solo tre anni prima. Il tasso di occupazione ha subito un crollo dal 65,9 al 60,2 (era al 70,1% nella media 2007). Solo 6 persone su 10 lavoravano nell’età attiva per eccellenza. E se per i maschi del Nord la situazione era ancora accettabile con l’81,4% al lavoro (dall’86,6% del secondo trimestre 2010) al Sud appena il 51% degli uomini della fascia 25-34 anni lavorava (e solo il 33,3% delle donne), per cui, complessivamente, un milione di posti di lavoro sono stati bruciati in tre anni: l’occupazione giovanile in Italia è crollata e a dirlo a chiare lettere sono stati i dati Istat riferiti al secondo trimestre del 2013. Confrontando le statistiche con quelle di tre anni fa si evince una situazione drammatica. Guardando agli under 35 il tasso di occupazione a livello nazionale risultava in calo dal 45,9% del secondo trimestre 2010 al 40,4% dello stesso periodo del 2013. I disoccupati tra i giovani adulti erano passati da 670 mila a 935 mila. Tra il 2010 e il 2013 il numero degli under 35 al lavoro è passato da 6,3 a 5,3 milioni per un milione di posti persi. Il quadro appariva particolarmente grigio nella fascia tra i 25 e i 34 anni nella quale si era registrato un calo di 750 mila unità. Questo, come riportato, i dati del secondo trimestre 2013. Quelli del terzo trimestre come appaiono? È presto detto: andando ad analizzare il quadro del terzo trimestre 2013, prosegue il calo tendenziale del numero di occupati (-2,3%, pari a -522.000 unità), soprattutto nel Mezzogiorno (-5,4%, pari a -333.000 unità). La riduzione degli uomini (-2,8%, pari a -376.000 unità) si associa a quella delle donne (-1,5%, pari a -145.000 unità). Al persistente calo degli occupati più giovani e dei 35-49enni (rispettivamente -530.000 e -249.000 unità) continua a contrapporsi la crescita degli occupati con almeno 50 anni (+257.000 unità). La riduzione tendenziale dell’occupazione italiana (-541.000 unità) si contrappone alla leggera crescita di quella straniera (19.000 unità). In confronto al terzo trimestre 2012, tuttavia, il tasso di occupazione degli stranieri segnala una riduzione di 2,9 punti percentuali a fronte di un calo di 1,1 punti di quello degli italiani. Nell’industria in senso stretto prosegue la flessione dell’occupazione, con una discesa tendenziale del 2,2% (-99.000 unità), cui si associa la più marcata contrazione di occupati nelle costruzioni (-7,1%, pari a -123.000 unità). Per il terzo trimestre consecutivo, e a ritmi più sostenuti, l’occupazione si riduce anche nel terziario (-1,9%, pari a -300.000 unità). Non si arresta il calo degli occupati a tempo pieno (-3,0%, pari a -568.000 unità rispetto al terzo trimestre 2012), che in più della metà dei casi riguarda i dipendenti a tempo indeterminato (-2,3%, pari a -291.000 unità). Gli occupati a tempo parziale aumentano a ritmo meno sostenuto rispetto al recente passato (1,2%, pari a +46.000 unità), ma la crescita riguarda esclusivamente il part time involontario. Per il terzo trimestre consecutivo continua a calare il lavoro a termine (-7,4%, pari a -180.000 unità), cui si accompagna la nuova significativa diminuzione dei collaboratori (-17,0%, pari a -73.000 unità). Il numero dei disoccupati è in ulteriore aumento su base tendenziale (14,6%, pari a +363.000 unità) e in quasi otto casi su dieci riguarda coloro che hanno perso il lavoro. L’incremento, diffuso su tutto il territorio nazionale, interessa in oltre la metà dei casi le persone con almeno 35 anni. Il 56,9% dei disoccupati cerca lavoro da un anno o più. Il tasso di disoccupazione trimestrale è pari all’11,3%, in crescita di 1,5 punti percentuali su base annua; per gli uomini l’indicatore passa dall’8,8% all’attuale 10,7%; per le donne dall’11,0% al 12,1%. Aumentano i divari territoriali, con l’indicatore nel Nord al 7,6% (+0,7 punti percentuali), nel Centro al 10,2% (+1,4 punti) e nel Mezzogiorno al 18,5% (+3,0 punti). In Abruzzo la situazione preoccupa non poco, visto che nel terzo trimestre 2013 si sono ben 64.000 disoccupati, 5.000 in più rispetto al trimestre precedente, addirittura 10.000 in più se paragonati al medesimo periodo del 2012, con un calo degli occupati pari a 7.130 unità rispetto al secondo trimestre 2013, continuando con un vertiginoso calo di 31.000 lavoratori in confronto all’anno precedente, proseguendo con il crescente numero degli inattivi, quei soggetti che il lavoro neanche lo cercano per un crescente senso di sfiducia. Nel terzo trimestre 2013, per il secondo trimestre consecutivo, aumenta il numero di inattivi 15-64 anni (+0,7%, pari a 96.000 unità). L’incremento riguarda nella quasi totalità dei casi gli uomini e coinvolge chi cerca lavoro non attivamente. In Abruzzo la situazione preoccupa non poco, visto che nel terzo trimestre 2013 ci sono ben 64.000 disoccupati, 5.000 in più rispetto al trimestre precedente, addirittura 10.000 in più se paragonati al medesimo periodo del 2012, con un calo degli occupati pari a 7.130 unità rispetto al secondo trimestre 2013, continuando con un vertiginoso decremento di 31.000 lavoratori in confronto all’anno precedente, proseguendo ancora con il crescente numero degli inattivi, quei soggetti che il lavoro neanche lo cercano per un crescente senso di sfiducia, gli stessi potenzialmente a rischio povertà e marginalità sociale.


30 Novembre 2013

Categoria : Economia
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