Le interviste, geologo Ricci: “Boati? Ce n’erano anche a Paganica prima del 6 aprile”
L’Aquila – (di Gianfranco Colacito) – InAbruzzo.com non ha potuto sentire con le proprie orecchie i boati segnalati a S.Demetrio, ma può confermare oggi con assoluta certezza che i boati ci sono, e che anzi ce ne furono anche nella zona di Paganica e di Tempera prima del 6 aprile. I boati sono sicuramente causati da crolli di strutture sotterranee provocati – naturalmente e sempre – dalla carsificazione del sottosuolo, accelerati dalla scosse sismiche. L’attività sismica di uno sciame lungo e intenso come quello lungo la faglia di Paganica ha certamente influenzato il fenomeno, rendendo più friabili e forse instabili le strutture carsiche sotterranee. Da questo sono derivati crolli e cedimenti ipogei, l’origine dei boati molto avvertibili perchè alquanto superficiali, e capaci di originare lievi scosse sismiche, appunto quelle avvertite a S.Demetrio e altrove nei giorni scorsi. L’IGNV non le riporta, perchè di intensità inferiore a 2 Richter.
Ne abbiamo parlato con il geologo Giuseppe Ricci, che con l’ing.Roberto Arduini, geotecnico, si occupa di prospezioni geologiche nel sottosuolo, al fine di realizzazione mappe di zonizzazione. Un lavoro che a L’Aquila è lentamente in corso, e che è assolutamente essenziale nella nostra situazione. Ma dovrebbe esserlo sempre e ovunque, soprattutto in città dal sottosuolo cavo come Roma o Napoli.
Il dr. Ricci ci conferma che i boati sono stati segnalati e avvertiti a Paganica e a Tempera, prima del sisma più forte. Una segnalazione precisa riguarda l’area delle sorgenti del fiume Vera.
Spiega: “Sono derivanti da crolli ipogei, questi boati. Il territorio è fortemente carsificato nel sottosuolo dall’attività dell’acqua che allaga le cavità carsiche, con pressioni talvolta molto elevate. I boati sono fenomeni sempre avvertiti, anche a prescindere da eventi sismici. Diciamo a bocce ferme…”.
Non c’è da preoccuparsi o da stupirsi, quindi?
” Da stupirsi no, i cosiddetti sinkole sono sprofondamenti della superficie terrestre, ora è però possibile che si siano intensificati, perchè il terremoto ha, diciamo, rotto gli equilibri sotterranei”.
Cosa bisdognerebbe fare?
“Indagare, non trascurare ciò che avviene. Bisognerebbe indagare a fondo, prima di elaborare delle microzonizzazioni, lavoro in corso anche a L’Aquila”.
In corso come?
“Diciamo piuttosto a rilento”
Può raccointarci qualche caso che è rientrato nelle sue esperienze?
“A Roma sotto un edificio riscontrammo la presenza di cavità alte fino a tre metri. Intervenimmo come è necessario e con attrezzature tecniche adeguate e risanammo l’area. E’ un lavoro che non ha neppure costi troppo elevati”.
In sistiamo: a L’Aquila cosa stanno facendo?
“Mi risulta che indagini del genere erano cominciate anche prima del terremoto del 6 aprile. Ora so che sono più mirate, riguardano cioè singoli fabbricati o isolati. Ma non è il privato cittadino che deve occuparsi di questo: tocca chiaramente alle istituzioni”.
Domanda a noi stessi, ma anche al sindaco e alla Protezione civile (magari anche alla Procura, tanto che ci siamo): se le prospezioni erano cominciate “prima” del 6 aprile, qualcuno aveva qualche timore? Qualche studio insabbiato e oscurato negli anni, e poi rispolverato faceva sorgere dubbi? Chi ordinò le prospezioni e quali risultati diedero? Dove sono tali risultati? Forse è ora che sul terremoto si cominci a dire la verità . Tutta. (Nella foto Col: Via Venti Settembre com’è oggi. Nella zona di Campo di Fossa ci sono diverse voragini – La storica doto di Gianfranco Di Stefano: vuoto sotto i palazzi alla luce molti8 decenni orsono)
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