Immigrati ingannati, numerosi arresti
Avezzano – Arresti e perquisizioni , coinvolti marsicani e stranieri. L’operazione della polizia e’ stata denominata “Fake job”, lavoro fasullo, promesso attraverso l’ottenimento di un regolare visto di ingresso. Una volta giunti in Italia gli extracomunitari non venivano assunti, nonostante avessero sborsato denaro. Si parla di migliaia di euro, anche 6-7.000: spremuti e beffati. Si tratta di undici misure cautelari in carcere disposte dal gip dell’Aquila, Marco Billi, su richiesta del pm della Dda del capoluogo, David Mancini, nei confronti di altrettanti indagati, 5 italiani datori di lavoro e titolari di aziende agricole, e 6 stranieri che facevano da intermediari con i loro connazionali. Arrestati Daniela Cerasani (40 anni) e Denis Cerasani (40), marito e moglie di San Benedetto dei Marsi; Emiliano D’Eleuterio di Avezzano (34), Md Kuoaz Mia (61), Hossain Delwar (44), Azad Miah (35) originari del Banghladesh e residenti a Capistrello; Mohammed Serbout (33) nato in Marocco e residente a Torino; Salvatore Sclocchi (53) di Pescina; Rashid Abddul (45), Hameed Abdul (36), nati in Pakistan e residenti a Pescina; Malik Muhammad (37), anche lui pakistano e residente a Montecassiano (Macerata). Indagati anche Z.U.H., pakistano (37 anni), E.F. (50 anni) di Avezzano, D.F. (54 anni) di Celano e A.Q. di Velletri (57 anni). Secondo quanto emerso dalle indagini, dal 2009 ad oggi era stato messo a punto un meccanismo ben collaudato che consentiva, dietro il pagamento di 7.000 euro a persona, di ottenere un falso posto di lavoro utile all’ottenimento del permesso di soggiorno.
Si trattava di bengalesi, pakistani e marocchini, fatti arrivare in Italia, in particolare ad Avezzano e nei Comuni della Marsica, attraverso i flussi migratori disponibili nel corso dell’anno, per l’assunzione di lavoratori stranieri presso locali aziende agricole. Ma una volta giunti in Italia i cittadini stranieri dovevano pagare 7.000 euro ai fittizi datori di lavoro o ai loro intermediari, senza ovviamente ottenere alcun lavoro ma solo la possibilita’ di permanere nel territorio dello Stato. Le indagini, partite da una denuncia sporta nel 2010 da una donna presso l’Ambasciata di Islamabad in Pakistan, hanno evidenziato 259 richieste di visti d’ingresso, tutte finalizzate a delle false assunzioni. Le indagini della squadra mobile, effettuate con l’ausilio di attivita’ tecniche, e tramite diversi servizi di pedinamento ed appostamento, hanno consentito di fermare un gruppo ben organizzato, formato da 15 persone, cittadini italiani, tutti originari della Marsica ed effettivamente proprietari di aziende agricole, aiutati da stranieri, bengalesi, marocchini e pakistani, attivi nel ruolo di procacciatori di migranti.
Non c'è ancora nessun commento.