Neve e isterie, è ora di imparare da altri…


L’Aquila – (di G.Col.) – “Meno male che de ‘sti tempi no nnevica veramente, anzi no nnevica chiù…”. Forse in questo commento sintetico e saggio, ascoltato da un uomo in pesante divisa di non sappiamo quale ente, con un bicchierino di cordiale tra le manone rosso fuoco, al banco di un baretto, sta tutto il problema. Infatti, la sola fortuna di una città di montagna come L’Aquila sta nel fatto che la neve è sempre poca. Anche quando ne è prevista tanta dal coro incontrollabile dei vari servizi meteo su Internet. Se non fosse così, e nevicasse davvero come vent’anni fa o prima, dove metteremmo le mani?
Ciò che è successo a L’Aquila il 26 novembre non è drammatico, né tanto meno serio. E’ patetico. Pare che i pochi centimetri di neve siano caduti su Tripoli di Libia e non su una contrada che sta ad oltre 700 metri. In poche altre città una semplice, scontata, anticipata nevicatina riesce a trasformarsi in sceneggiata da scompisciarsi dalle risate, se non comportasse seri guai per qualcuno, tanto lavoro (inutile) e una montagna di spese. Sprecate.
Perché è così, e , anzi, perché ogni anno il ridicolo finisce per prevalere insieme all’inettitudine? Ridicola la parata di annunci e impegni. Ridicola l’ostentazione di interventi del tutto inadeguati. Ridicolo tutto, tranne l’evidenza della inadeguatezza. Come in una città di mare, ma forse anche peggio. Né valgono i tentativi di mascherare, spiegare, giustificare: tutto è subito sui social network, tutto è spiattellato impietosamente. La tempesta dei commenti è un uragano. Molti politici non hanno capito ancora che razza di bestia terribile è il social network aperto, fuori controllo, furioso nella sua isteria. Pensano solo che sia utile per i loro sfoghi.
Le omissioni e le incapacità che una volta venivano mascherati dai comunicati ufficiali rassicuranti e pieni di ringraziamenti per chi semplicemente fa il suo lavoro, dall’ufficialità soft e drogata delle fonti istituzionali apologetiche, sono roba vecchia. Oggi tutto è per tutti subito, senza mediazioni: il quadro che ne viene fuori è esilarante, distruttivo. Dà in inesorabile sensazione di caos.
Rendere una città estesa ormai a dismisura come L’Aquila, con 60 frazioni (molte delle quali lontane e abitate da vecchietti malfermi e inclini alla critica) praticabile quando nevica, è semplicemente e chiaramente impossibile. L’assenza di senso civico, la disinformazione, la prepotenza di chi le catene non le mette, l’incapacità di guidare sulla neve (diffusissima), salite e discese a non finire, mezzi pubblici che invece di aiutare ostacolano, sono limiti insormontabili.
Che senso ha sciorinare i potenti mezzi e i loro equipaggi, se tali mezzi non possono muoversi su strade ostruite da auto bloccate? Che senso ha dire che non ci sono soldi per la neve (come ha fatto la Provincia stracciandosi le vesti pochi giorni fa) e poi far sapere di aver varato il piano neve, mentre nevicava? Che razza di pasticcio viene fuori tra strade provinciali e comunali, competenze contrastanti, ritardi, omissioni, dispetti reciproci tra enti?
Frugando su Internet e facendo qualche telefonata nelle città dove nevica davvero, apprendiamo – da semplici cittadini che si informano – che ovunque le scuole si chiudono “prima” del maltempo, basandosi sulle previsioni ufficiali e su quanto dice la Protezione civile. Se poi invece della neve, c’è il Sole, pazienza: i comuni possono sempre dire che hanno prestato fede alle previsioni ufficiali. L’Aquila può dirlo cento volte di più, essendo sede del centro meteorologico di eccellenza CETEMPS. Qualcuno lo ha consultato? Siamo certi che le istituzioni ne conoscano l’esistenza?
Si decida di agire sempre secondo le previsioni di CETEMPS, ed è fatta.
Chiudere le scuole prima di tutto, ma anche gli uffici pubblici se si prevede il peggio. Tanto, per quel che producono… che siano chiusi un giorno in più, cosa cambia? Quando tutto si blocca nessuno arriva in ufficio per lavorare. E allora… Chiudendo tutto prima che nevichi si tolgono dalle strade migliaia di auto che si fermeranno e intaseranno tutto, portando al caos, che puntualmente arriva. E se nevicasse davvero? E se fosse necessario, quando tutto è bloccato e predomina l’isteria collettiva, evacuare d’urgenza le zone abitate?
Insomma, per parlare chiaro, se ci fosse un terremoto? O qualcuno nei palazzi pensa che abbiamo già dato?
Fermare la città prima che arrivi la neve è una misura preventiva logica e necessaria, esattamente come fanno in America quando arrivano gli uragani o le tempeste di neve, che lì vengono sempre previste con sicurezza e affidabilità. Da noi è un po’ diverso: la sera del 26 la Società strada dei parchi ha accorato tutti dicendo che poteva cadere anche un metro di neve sulle A-24 e A-25. Oggi tutti hanno visto che la neve c’è tra Colledara e Assergi, e poi niente più: tutto regolare e tranquillo. C’erano anche assennati richiami all’uso di Isoradio 103.3 per informarsi. Solo che Isoradio 103.3 si riceve una volta sì e un’altra no, muta per mesi proprio lungo la A-24…
Uno, alla fine, può anche farsi una risata su tutto questo, e aspettare che la neve si sciolga, tanto il termometro scende e risale con grande rapidità, in questi tempi di squinternamento climatico. Uno sa con certezza che, se nevica all’alba, farà meglio a non uscire in auto. Uno sa che, tanto, a scuola e in ufficio ci vanno ben pochi, quando appare qualche fiocco bianco: forse saggiamente. Uno sa che, se nevica di notte o all’alba, farà meglio a non partire in autostrada. Uno deve sapere, a questo punto, che siamo fragili, disorganizzati, isterici, inclini a disobbedire a regole e ordinanze, sostanzialmente incapaci di fronte a quello che una volta era ordinario comportamento. Normalità leggermente problematica, niente di più. E allora, la prossima volta (nevicherà forse il 29 novembre) restiamocene a casa, e guardiamo dalla finestra appannata il mondo esterno affannarsi a non combinare nulla.
Negli enti e negli ambulacri-pensatoi delle istituzioni decidano, finalmente, di imparare dagli altri. Ci guadagneranno come immagine e come credibilità: Giove Pluvio sa quanto ce n’è bisogno…


27 Novembre 2013

Categoria : Cronaca
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