Chi lavora deve essere pagato


Sembra un’ovvietà dire che chi lavora (ed è già fortunato per questo) deve essere retribuito con ciò che gli spetta e in tempi ragionevoli. Ma da queste parti non è ovvio: bisogna lottare, raccomandarsi o ungere ruote per essere pagati. E’ probabile che l’imprenditore vastese barricatosi nell’ufficio del presidente della Provincia dell’Aquila abbia esagerato e calcato la mano minacciando di sgozzarsi sulla scrivania del presidente. E’ probabile che esistano dei motivi per i ritardi nell’erogazione di quanto gli è dovuto. E’ probabile che qualcuno abbia anche tracimato dai limiti della normalità e della tolleranza.
Non è affatto accettabile, invece, che chi avanza dei soldi dalla pubblica amministrazione sia costretto alla teatralità e al richiamo dell’attenzione mediatica. Che è il solo mezzo per farsi sentire, talvolta. Se ancora accadono di queste cose, e accadono, fanno la figura dei ciarloni e dei vaniloquenti quei politici di oggi (ma anche di ieri) che avevano promesso pagamenti più veloci e più facili. Continuiamo ad essere un paese di bugiardi e di arlecchini inguaribili. Restiamo nel poco gradevole girone dei chiacchieroni d’Europa, dei farfuglioni e degli inaffidabili. E’ bruciante sentir parlare fino alla noia ogni giorno di ripresa, di leggero miglioramento, se chi può contribuire al miglioramento, cioè gli imprenditori, è costretto alle sceneggiate e all’occupazione delle poltrone. Ma quale miglioramento? Ce ne sarà uno quando semplicemente io lavorerò per te, e tu mi pagherai quanto e quando mi devi pagare. Specialmente se sei un politico eletto dal popolo. Un ente, Un’istituzione. Lo Stato, insomma. Che, fino ad oggi, è un contaballe voltagabbana, qualche volta anche cattivo, spesso privo del requisito essenziale: una goccia di umanità. Pretenderla è come spremere olio dai sassi. Questa è vera, bruciante inciviltà.



26 Novembre 2013

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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