Crocifisso, non solo simbolo religioso
L’Aquila – Il dr. Carlo Di Stanislao ci invia questa sua riflessione sul caso del crocifisso “bocciato” dalla corte europea: “Secondo la sentenza emessa il 3 novembre della Corte Europea di Strasburgo “la presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche costituisce una violazione dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni e una violazione alla libertà di religione degli alunni”. La sentenza scaturisce da una precisa denuncia sporta da Soile Lautsi, cittadina italiana originaria della Finlandia, che nel 2002 aveva chiesto all’istituto statale “Vittorino da Feltre” di Abano Terme (Padova), frequentato dai suoi due figli, di togliere i crocefissi dalle aule. A nulla, in precedenza, erano valsi i suoi ricorsi davanti ai tribunali in Italia. Secondo la sentenza di Strasburgo, la prima in assoluto in materia di esposizione dei simboli religiosi nelle aule scolastiche, il Governo italiano dovrà pagare alla donna un risarcimento di cinquemila euro per danni morali. Il nostro Governo ha già annunciato che ricorrerà contro la sentenza e, se il ricorso sarà accolto, il caso verrà ridiscusso nella Grande Camera, cioè di fronte a tutti i deputati della UE. Se tale ricorso dovesse essere respinto, invece, la sentenza emessa diverrà definitiva tra tre mesi e allora spetterà al Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa decidere, entro sei mesi, quali azioni il Governo italiano deve prendere per non incorrere in ulteriori violazioni legate alla presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche. Secondo la Cei, “risulta ignorato o trascurato il molteplice significato del crocifisso, non è solo simbolo religioso ma anche segno culturale. Non si tiene conto del fatto che l’esposizione nei luoghi pubblici è in linea con il riconoscimento dei principi del cattolicesimo come parte del patrimonio storico del popolo italiano, ribadito dal Concordato del 1984″. Il Vaticano, invece, vuole leggere la motivazione, prima di pronunciarsi sulla sentenza. Coro unanime di proteste per la sentenza sia dal Centrodestra che dalla UDC. Pier Ferdinando Casini in un’intervista al Tg2 ha detto: “La scelta della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di bocciare la presenza del crocifisso nelle scuole è la prima conseguenza della pavidità dei governanti europei, che si sono rifiutati di menzionare le radici cristiane nella Costituzione Europea” ed aggiunto: “Comunque, nessun crocifisso nelle aule scolastiche ha mai violato la nostra libertà religiosa, né la crescita e la libera professione delle fedi religiose. Quel simbolo è un patrimonio civile di tutti gli italiani, perché è il segno dell’identità cristiana dell’Italia e anche dell’Europa”. Gli fa eco Gabriella Carlucci, vice Presidente della Commissione Bicamerale per l’Infanzia, che ha dichiarato: “Ancora una volta un organismo europeo, entra a gamba tesa nelle questioni interne del nostro Paese, calpestando valori e principi su cui si fondano la nostra società, la nostra cultura, la nostra identità”. Di diverso avviso Silvana Mura, deputata di Idv, che ha detto: “La sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo può legittimamente suscitare reazioni di segno profondamente diverso motivate da un lato dalla tradizione, dalla storia e dalla cultura del nostro paese, dall’altro invece da una sentenza, approvata all’unanimità, da un autorevole tribunale europeo. Ma la cosa più sbagliata che si può fare è quella di dar vita ad una accesa battaglia tra chi vuole il crocifisso nelle aule e chi non lo vuole, perché non è questo il vero problema da risolvere nella scuola italiana. La questione fondamentale invece riguarda una scuola destinata ad avere studenti che sempre di più saranno di etnie e culture diverse. L’offesa nei confronti di studenti di religioni diverse da quella cattolica non credo sia rappresentata tanto da un crocifisso appeso al muro, ma piuttosto da programmi che non si pongano il problema di conciliare le caratteristiche fondamentali che l’insegnamento di stato deve avere con la nuova realtà multiculturale e multietnica che in futuro sarà rappresentata dagli studenti della scuola italiana”. Analoga la posizione della senatrice Vittoria Franco, responsabile nazionale Pari Opportunità del Pd, che ha affermato: “Il crocifisso non è e non può essere considerato unicamente espressione delle tradizioni italiane, a meno di non voler svalutare questo simbolo religioso. Certo, fa parte della nostra storia. Ma di fronte a questa sentenza è chiaro che occorre riflettere sui modi migliori di promuovere la convivenza civile tra la molteciplicità di culture e religioni che caratterizzano attualmente la popolazione che vive in Italia. Invece di arroccarsi nella difesa e nella conservazione, la vera riflessione da promuovere è come arrivare a favorire ancora meglio, nelle nostre scuole che ospitano da tempo bambini portatori di molteplici culture e religioni, la convivenza pacifica e il rispetto. Mi sorprende dunque il ministro Gelmini, che si preoccupa delle tradizioni anziché pensare al fatto che le classi italiane sono multietniche da tempo. La Corte europea ha semplicemente richiesto allo Stato italiano il rispetto della libertà religiosa e non mi pare che questo sia in contrasto con la nostra Costituzione”. Chissà come gioisce ora Adel Smith, presidente dell’Unione dei mussulmani d’Italia, che ottenne dal giudice Mario Montanaro, del tribunale di L’Aquila, la rimozione del crocifisso dalla scuola materna ed elementare “Silveri” di Ofena e cercò di “defenestrare” crocifisso e statuaria cristiana quando, poco tempo fa, fu ricoverato presso la nostra UOC di Ortopedia. Da aquilano e cristiano (pur con convinte radici laiche e pluraliste), penso, redigendo queste righe, che nessun giudice europeo comprenderebbe l’emozione che abbiamo provato l’11 ottobre scorso, apprendendo del recupero della testa del crocifisso in legno policromo del Quattrocento attribuito al Maestro Di Visso e non solo per il valore storico e culturale, ma per ciò che nell’immaginario popolare esso rappresenta. Io credo che il laicismo debba basarsi sul rispetto di tutte le confessioni religiose e non sull’intolleranza: in questo caso di parla di ateismo, ma questo atteggiamento non è affatto tutelato dalla nostra Costituzione. Se, come credo, il vero problema è garantire il il multiculturalismo, il modo peggiore per affrontarlo è l’ eliminazione del crocefisso; poiché nessuna logica può affermare che una società sia plurale e multietnica, solo privandosi completamente delle proprie radici. Con il nostro eccellente Lorenzo Ascanio (che ne scrisse in occasione del Crocefisso di Ofena, nel 2003), sono persuaso che il multiculturalismo si debba affrontare solo avendo coscienza della propria storia, identità e diritto, da non impiegare, come fa la Corte Europea, come semplice esperimento di “logica e retorica”.
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