Ricostruzione senza capo nè coda
L’Aquila – MIGLIAIA DI ALLOGGI IN ZONE AD ALTO RISCHIO – Scrive Pio Rapagnà (Mia Casa): “Oltre 6.000 alloggi pubblici sono stati costruiti in zone ad alto rischio sismico e “nessuno” li ha messi prima e li sta mettendo in sicurezza neanche dopo il terremoto del 6 aprile 2009.
La ricostruzione e la messa in sicurezza del patrimonio abitativo pubblico, a 4 anni e 7 mesi dal sisma è “senza capo né coda”: infatti è stato realizzato un “intervento pesante e definitivo” quale è quello del cosiddetto “Progetto CASE”, completamente estraneo al tessuto sociale ed urbano dell’Aquila e con una incidenza economica e sociale così drammatica rispetto alla quale, come si sta manifestando anche in questi giorni, ormai non sarà più possibile tornare indietro.
Nessuno ha preso in considerazione l’esperienza passata, nessuno ha pensato che il clima dell’Aquila, nella prospettiva di lunghi mesi sotto la neve “sconsigliava” il ricorso a soluzioni “calate dall’alto”.
Non è stato invece messo in campo, nemmeno dai soggetti attuatori pubblici, un immediato intervento sul patrimonio abitativo pubblico, per metterlo subito in sicurezza, rendendolo agibile e sicuro, utilizzando tutte le risorse umane e materiali che una Regione come l’Abruzzo poteva far scendere in campo, mettendo a disposizione il meglio e le “eccellenze” delle strutture di servizio e degli enti strumentali dei Comuni, delle Province e della Giunta Regionale. In pochi mesi si sarebbe potuto così riconsegnare a molte famiglie, agli assegnatari di alloggi ATER e del Comune dell’Aquila, una abitazione stabile e sicura.
E’ urgente intervenire con serietà, competenza e lungimiranza per rendere adeguati alle norme antisismiche circa 6.000 alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica, su un totale di 20.080 che, senza alcun senso di responsabilità e di controllo, sono stati costruiti in zone altamente sismiche, dissestate idrogeologicamente, soggette a frane e alluvioni e aggredite da ogni tipo e forma di strutture in amianto.
Gli “accorati” appelli del Mia Casa d’Abruzzo a tutela delle famiglie assegnatarie e degli Inquilini delle abitazioni pubbliche danneggiate dal terremoto del 6 aprile non sono stati “accolti” prima di tutto dal Presidente della Regione, dal Consiglio Regionale e dal Sindaco dell’Aquila, e, ancora oggi, non vengono né ascoltati e né rilanciati da chi ne avrebbe il dovere, mentre migliaia di famiglie rischiano di non ritornare più nelle loro “naturali” abitazioni.
Purtroppo, anche uno studio sullo stato “di sicurezza antisismica” degli edifici pubblici e ATER, elaborato nel 2003 dalla Società “Abruzzo Engineering” per conto della Regione e della stessa Protezione Civile, così come i dati scientifici della “Commissione Barberi” istituita nel 1999, sono rimasti in questi 15 anni trascorsi da allora, “lettera morta”.
Per questo, con il mese di solidarietà e di lotta, il Mia Casa intende rilanciare l’appello: occorre ricostruire bene dove c’è stata distruzione e prevenire dove ancora si può e lì dove si è ancora in tempo per evitare ulteriori sciagure. Di fronte alla tragedia immane capitata all’Aquila e all’Abruzzo intero “nessuno può dire più: io non sapevo!”. Perchè in molti sapevano e non hanno mosso un dito, nemmeno per prevenire e ridurre il danno e la entità del disastro materiale, umano, culturale e sociale. E’ ora di rimettere tutte le cose al loro giusto posto, prima che sia troppo tardi per invertire la rotta!
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