Finmek, lavoratori oggetti dimenticati


La senatrice Pezzopane rivela che la burocrazia romana aveva dimenticato, come oggetti fuori uso, i lavoratori della Finmek dell’Aquila, Sulmona e Padova, e che la pratica per la cassa integrazione che li riguarda era finita a impolverarsi confinata chi sa in quale cassetto o ufficio romano. Pare che la cosa sia stata risolta e che la cig arrivi, almeno per altri sei mesi. Poi, almeno per L’Aquila, un’altra azienda dovrebbe subentrare e riassorbire qualcuno.
E’ allucinante che nello Stato riformato, sveltito, dimagrito che Letta e i suoi paladini della forbice risparmiatrice vorrebbero edificare, accadano ancora vicende inverosimili tipo l’aver dimenticato una pratica alla quale manca, magari, solo un timbro. Vuole semplicemente dire che Letta e i suoi attualmente in serpa con lui non hanno cavato un ragno dal buco. Significa che la burocrazia e le sue superfetazioni abominevoli sono vive e vegete, nella palude romana. Ma anzitutto dimostra – ed è gravissimo – che le persone in sofferenza da anni (come alla Finmek) erano e sono considerate alla stregua di ciarpame. I loro problemi sono marginali, c’è chi se ne dimentica e si aggrappa alle carte imperfette, per accantonare una storia di lavoro e di sopravvivenza. Manca il timbro, che le famiglie muoiano pure. Il burocrate non perdona. Se le cose stanno così, l’Italia è quella di sempre e sarà inutile ogni sforzo per renderla un paese socialmente evoluto.



21 Novembre 2013

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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