Contro malapolitica e malagiustizia
Ofena – SPUNTA A RILENTO LA Verità SULLE QUOTE LATTE – Scrive Dino Rossi (Cospa allevatori Abruzzo) : “Peccato che le mucche di 83 anni non si chiamano Ruby rubacuori, ed il toro non si chiama Silvio!! Un vero peccato, altrimenti gli allevatori avrebbero avuto giustizia in un battibaleno, invece ci sono voluti più di cinque anni affinché uscisse allo scoperto la verità sulle quote latte, pagate ingiustamente dai produttori non solo nel nord, come qualcuno vuol farci credere.
Due pesi e due misure la giustizia italiana, va spedita quando tratta le vicende politiche, mentre quando riguarda i problemi dei comini mortali, la lumaca a confronto è una Ferrari. Nonostante ci fossero documenti schiaccianti come la mali che alleghiamo: con la quale si chiede di allungare l’età alle mucche, chiaramente quelle sulla carta. Una relazione di più di mille pagine, fatta dai carabinieri del Nac, coordinata del Colonnello Mantile, che ha portato alla luce tutti i giri viziosi che sono stati fatti alle spalle degli allevatori, con la partecipazione di chi avrebbe dovuto difendere la categoria. Una settantina di procure sono state interessate dalla relazione dei carabinieri del NAC, solo qualcuna è rimasta ad indagare a velocità lumacosa, tanto lenta che i furbetti sono rientrati nella prescrizione.
Le quote latte,( non si sa perché solo nel latte funzionano), hanno colpito tutto il mondo zootecnico, da nord a sud, allevatori che devono pagare milioni di euro di multe perseguitati da Equitlia che entra nelle aziende con le ganasce fiscali, bloccando l’economia agricola, VOLANO di tutta l’economia. Altri allevatori, che non hanno pagato le multe, comunque sono stati danneggiati. Gli allevatori onesti, come li chiamano CIA, COLDIRETTI e CONFAGRICOLTURA per non incorrere a sanzioni sono stati indirizzati all’ acquisto delle quote a caro prezzo, soldi che potavano essere risparmiati ed investirli per la salute degli animali. La compravendita delle quote latte, un mercato nel mercato per essere legali. Non solo. Una volta acquistata la quota e per motivi gestionali non si raggiunge il 70%, la quota viene ritirata dall’agea, anche quella acquistata con moneta suonante. Ma torniamo alle mucche longeve. Questi dati gonfiati hanno fatto in modo di introdurre latte in Italia dai paesi dell’est, facendolo diventare italiano, con marchi noti il latte è arrivato sulle tavoli degli italiani. In sostanza hanno penalizzato tutta la produzione di latte nazionale, facendo crollare il prezzo del latte alla stalla, generando una crisi, che oggi tutti ne risentono, meno che i politici.
Quindi, una mega truffa sul mercato del latte, che si allarga a livello comunitario.
Le mucche che hanno prodotto latte sulla carta, hanno anche acquisito i titoli agea, acquistati da alcune associazioni, costituitesi di proposito e per accedere ai fondi CE. Per accedere ai titoli, queste associazioni hanno bisogno di superficie, che hanno pensato bene all’utilizzo degli usi civici su tutto il territorio nazionale. Una vera e propria macchina mangia soldi che ha agito dietro le spalle degli allevatori, che ogni mattina si alzano un ora prima di tutti, al fine di garantire agli italiani un latte fresco, che gli altri hanno alterato con latte estero italianizzato, proveniente da zone dove i controlli sono blandi.
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