L’Abruzzo e i suoi castelli


(di Stefano Leone) – (Foto: Rocca Calascio e la Torre di Cerrano) – Il territorio abruzzese appare segnato in maniera diffusa e profonda dalla presenza di castelli e strutture fortificate disseminate nel suo paesaggio. Dalla fascia costiera a quella collinare e pedemontana fino alle aree interne, la regione è costellata di esemplari architettonici di grande varietà, sia tipologica che cronologica, che possono, per certi versi, raggrupparsi proprio in relazione a questi ambienti geografici. Esaminando la zona litoranea, si nota immediatamente che essa conserva un numero minore di opere militari rispetto all’interno. Una carenza dovuta essenzialmente a due fattori: da un lato la minore difendibilità di queste aree, più aperte ed esposte al pericolo dell’attacco dal mare; dall’altro il fortissimo sviluppo urbano di queste zone in epoca recente, che ha naturalmente alterato in modo drastico le presenze antiche. Le poche tracce rimanenti sono in grado comunque di descrivere un paesaggio segnato, soprattutto dal cinquecento in poi, da un sistema di torri costiere anticorsare, tutte molto simili tra loro, che costituiscono la testimonianza sicuramente più cospicua del patrimonio litoraneo. Rientrano a pieno titolo in questa tipologia le torri di Martinsicuro, della Vibrata, del Salinello, la Torre di Cerrano e quella di Punta Penna. Sono anche attestati in questa area geografica nuclei urbani difesi da mura, di cui restano sporadici elementi superstiti, come a Giulianova, Tortoreto e Francavilla. Uniche presenze imponenti, legate alla difesa dagli assedi e dunque alla tipologia morfologica del castello rinforzato da bastioni possono considerarsi, nella fascia costiera, il forte di Vasto e il castello aragonese di Ortona. Le aree collinari e montane sono decisamente più ricche di edifici militari e fortificati. Le tipologie architettoniche sono più variegate, in relazione anche alle più complesse vicende storiche ed insediative di questa parte della regione. Le costruzioni in essa disseminate si possono ricondurre infatti a molteplici radici; in primo luogo all’esigenza di difesa dalle incursioni ungare e saracene che danno l’avvio, dal IX all’XI secolo, a quel processo di incastellamento. Le popolazioni vanno alla ricerca di abitati difesi “naturalmente” dalle alture, fortificando a volte antichi insediamenti risalenti all’epoca italica, creandone a volte di nuovi intorno a pievi o “villae” sparse. A partire dall’età longobarda fino al XII secolo, inoltre, sorgono ovunque torri di avvistamento, destinate in alcuni casi a rimanere isolate, come quelle di Aielli e Collelongo, in altri, a divenire fulcri intorno ai quali si addenseranno in età normanna, sveva e aragonese, corpi fortificati più articolati che in alcuni casi andranno ad assumere anche funzione abitativa (Roccascalegna, Pettorano sul Gizio, Popoli, Roccacasale, Palmoli, Crecchio…). Altre strutture nascono più esplicitamente con connotazioni residenziali, assumendo un aspetto ibrido tra il palazzo fortificato ed il castello vero e proprio. Esse rimangono come testimonianze della storia e della potenza delle più importanti famiglie feudali presenti sul territorio regionale come gli Orsini, il cui nome è legato ai castelli di Avezzano e Scurcola Marsicana, i Piccolomini, “committenti” dei castelli di Capestrano, di Balsorano e di Ortucchio, e i Santucci, antichi proprietari del palazzo di Navelli. In altri casi, gli insediamenti fortificati furono il frutto dell’espansione territoriale operata, nei confronti dell’Abruzzo, dai grandi monasteri benedettini di Montecassino, S.Vincenzo al Volturno e Farfa fin dall’Alto Medioevo; spesso infatti, intorno ad abbazie e “grange” si crearono veri e propri agglomerati fortificati come fu il caso, ad esempio, di S. Benedetto in Perillis. Il quadro sin qui tracciato non mira naturalmente ad essere esaustivo sulla varietà degli insediamenti fortificati e delle opere castrensi diffuse in area abruzzese, essendo molte questioni relative all’incastellamento ancora dibattute, ma vuole solo gettare un breve sguardo sulla ricchezza della storia e dell’architettura della nostra regione, privilegiando quelle costruzioni ancora accessibili e fruibili dal pubblico. Col trascorrere dei secoli molte di queste straordinarie testimonianze del passato sono andate perdute, altre sono state irrimediabilmente danneggiate dal tempo, dall’abbandono, dalle calamità naturali e sono oggi rimaste allo stato di rudere, conservando comunque un fascino potente reso in molti casi spettacolare dal contesto paesaggistico circostante; in altri casi le strutture però hanno avuto un riutilizzo, sono cioè giunte, attraverso opere di restauro considerevoli, a riacquistare un ruolo culturale importante per le città; in particolare, molto spesso, castelli e torri sono diventati musei, ambienti espositivi, alberghi, ristoranti, ostelli, spazi per convegni e in un caso (la torre di Aielli) perfino Planetarium. Molte strutture purtroppo sono ancora in attesa tanto di restauri quanto di appropriati riutilizzi, altre sono rimaste proprietà privata di famiglie aristocratiche e pertanto fruibili solo dall’esterno, nel loro valore di presenze urbane e rurali. Tutte comunque, rappresentano un tratto fondamentale del nostro paesaggio, tanto connaturate ad esso da sembrare presenze inseparabili dalle sue montagne, colline e borghi, come negli affreschi quattrocenteschi di Delitio per il Duomo di Atri, in cui una veduta di colline abruzzesi incastellate, dà una rappresentazione fiabesca e sognante del nostro territorio, che in fondo ancora gli appartiene.


17 Novembre 2013

Categoria : Cultura
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