Caso De Fanis, cambiare sistema culturale
L’Aquila – (di Lelio De Santis, assessore) – “ La vicenda delittuosa dell’Assessore regionale alla cultura, Luigi De Fanis, da subito condannata quasi da tutti, fra poco sarà dimenticata come tante altre più o meno gravi, che hanno coinvolto alcuni personaggi della politica regionale negli ultimi anni. Ma rubare poche migliaia di euro destinanti alla cultura ed alle attività culturali è un fatto nuovo ed inquietante, che va al di là della rilevanza penale, per assumere una connotazione di malcostume sociale generalizzato e di aggressione ad un Bene – la cultura – finora risparmiato, da mire corruttive.
In passato, gli ”appetiti” avevano riguardato nella pubblica amministrazione i settori forti e ricchi di risorse , come i lavori pubblici, le infrastrutture, l’acquisto di servizi…Ora, anche i settori deboli e con poche risorse, anche se con tanta visibilità, diventano appetibili e fonte di corruzione.
Nel Settore Cultura della Regione Abruzzo, il degrado gestionale è iniziato 10 – 15 anni fa, quando le Leggi regionali hanno smesso di indicare indirizzi ed obiettivi progettuali per diventare strumenti di gestione ordinaria e clientelare. Le leggi specifiche n° 56 e n° 43 sono servite solo a finanziarie Associazioni culturali, nate come funghi, a prescindere dalla proposta culturale e della ricaduta sociale sul territorio, senza tener conto del ruolo istruttorio degli uffici.
Le Istituzioni culturali maggiori che godono del FUS hanno visto tagliati i loro contributi, ma pur di starci hanno spesso assecondato in basso le scelte dei vari Assessori alla cultura avvicendatisi.
L’indebolimento della qualità delle proposte culturali e la frammentazione dell’offerta hanno favorito la gestione superficiale e di comodo dei fondi, erogati con discrezionalità. E’ necessario anche una salutare autocritica da parte di tanti amministratori che hanno gestito enti o associazioni in modo discutibile e con scarsi risultati in termini di produzione culturale e di effetti economici rilevanti.
I governi di Centrodestra hanno abusato di questa discrezionalità e,come si vede, sono andati anche oltre una forma deprecabile di clientelismo; quelli di Centrosinistra si sono adeguati,senza avere il coraggio di cambiare metodi e norme, che hanno umiliato l’associazionismo culturale serio e sano.
E’ giunto il momento di ridisegnare tutto il quadro legislativo e normativo del Settore cultura e Beni culturali per arrivare ad un Testo unico sulle attività culturali, che riconosca all’Ente Regione la definizione delle politiche culturali e la programmazione degli interventi culturali ed ai Comuni la gestione dei diversi segmenti culturali, avvalendosi delle professionalità e dell’esperienza delle Associazioni culturali presenti sul territorio.
D’altra parte, che la Regione pensi alla distribuzione delle risorse senza una visione ed una logica di investimento produttivo è confermata dal totale disinteresse dimostrato sul tema della Candidatura di L’aquila a capitale europea della cultura nel 2019, che non è un capriccio del Comune Capoluogo, ma una sfida che dovrebbe riguardare tutto l’Abruzzo, sul piano politico, culturale ed economico.
La classe politica deve capire che la Cultura ha un valore produttivo e di sviluppo per una comunità solo se ha i caratteri della qualità e della professionalità e se non diventa solo uno dei tanti strumenti utilizzati per la ricerca del consenso.”
(Ndr) - E’ doveroso da parte nostra ricordare che De Fanis è per ora accusato, non condannato, e che come tutti gli altri è un indagato.
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