Defunti: “Dietro i numeri storie e persone”


Pezzopane 2 nov 09 2L’Aquila – (di Stefania Pezzopane) – “307 è un numero non definitivo se si pensa a tutti coloro che sono morti non solo sotto i crolli dei palazzi, ma sotto i postumi psicologici di uno stravolgimento di vita, di senso, di certezze, a seguito di un allontanamento fisico e ideale dalla normalità. In questa storia fatta anche di numeri e simboli atroci eretti alla memoria, il 307 dovrebbe diventare un monumento di pietra, un’icona da piazzare al centro del cimitero, nella ricorrenza del 2 novembre, per non dimenticare nessuna di quelle vite.
Il giorno dei morti quest’anno è sale su una ferita aperta. Al rituale rispetto per la celebrazione si aggiunge un dolore vivissimo che per chi ha perso famigliari e amici è vissuto troppo in privato rispetto ad una catastrofe che invece ha una dimensione collettiva.
Dietro quel numero infausto ci sono storie e persone. Questo si sa, eppure si fa fatica a visualizzarne la scia di dolore e di vuoto. E’ umano semplificare sintetizzando l’immensità del dramma in alcuni morti ed in alcuni luoghi più icastici. Ma non si possono lasciare soli gli altri. Ci sono casi agghiaccianti di intere famiglie scomparse. Una donna che conoscevo è stata schiacciata dalla sua casa con le sue quattro figlie fra i 7 ed i 16 anni ed un’amica che dormiva da lei quella notte per farle coraggio. Giovani famiglie con figli in arrivo erano chiuse tra le bare indistinte in fila sul piazzale della finanza. Facce famigliari che si incrociavano abitualmente per strada si perdono ora tra le foto delle vittime.
Nella concitazione della riorganizzazione è comprensibile che qualcosa venga lasciato indietro, ma non questa sofferenza e non oggi. Proviamo ad affermare una presa di coscienza per umana solidarietà che renda più rispettose le azioni e le parole della futura ricostruzione. Vorrei che in virtù di questo dovere morale di condivisione, venga presa in considerazione la proposta di legge da noi avviata tramite l’On. Lolli di assistenza anche materiale per chi ha perso, oltre ad un affetto vicino, un elemento famigliare portatore di reddito principale. Molti i casi infatti in cui mi vengono segnalate situazioni drammatiche di improvvisa povertà, dovute alla perdita dell’abitazione e del reddito, di famiglie che prima del terremoto riuscivano a garantire ai propri figli una vita dignitosa ed economicamente normale. E questo è solo uno dei problemi di chi, in questo terremoto ha avuto a che fare con la morte.
Non aggiungiamo alla violenza della morte quello della solitudine. Il 2 novembre deve essere giornata di lutto collettivo e la consapevolezza di quel che è accaduto deve restare presente per sempre in ogni gesto della ricostruzione”.
(Nella foto: Fiori per non dimenticare)


02 Novembre 2009

Categoria : Cronaca
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