Passeggiata con Laudomia Bonanni
L’Aquila – (di GIANFRANCO GIUSTIZIERI) – Mattinata quasi serena. Un leggero venticello soffia dal Gran Sasso e s’insinua tra i palazzi sostenuti nel Corso stretto della nostra città.
L’appuntamento è per le 9,30, alla Fontana Luminosa, anch’essa avvolta e fasciata da capaci tendoni per essere pronta, restaurata, per L’Aquila del domani. Nicola D’Antino occhieggia da molto lontano: chissà!
Le partecipanti al IX Convegno Nazionale della Società Italiana delle Letterate, nato in collaborazione con l’Associazione «Donne TerreMutate» e il Dipartimento di Scienze Umane dell’Università degli Studi dell’Aquila, intendono chiudere le loro riflessioni sul pensiero e la letteratura delle donne di fronte alle catastrofi e ai traumi inflitti alla nostra Terra con una passeggiata nei luoghi attraversati dalla vita e dall’opera della scrittrice aquilana Laudomia Bonanni.
Un’ottantina di persone si radunano velocemente, il tempo a disposizione non è molto e bisogna fare in fretta. Maria Vittoria Tessitore del direttivo SIL introduce al percorso.
Si sale per Via Garibaldi verso il civico 75, luogo di vita e di memoria della scrittrice aquilana.
Una muta di cani, gli abitanti del Castello, ci accompagna, sono lì quasi a protezione: abbaiano contro una macchina che, inopportuna, s’infila nel piccolo corteo cercando un passaggio e sovrastando con il rumore del motore le varie voci.
Intanto Anna Maria Giancarli ha iniziato a disseminare l’itinerario con la lettura di liriche tratte da un omaggio alla Bonanni da parte di famosi poeti tra cui Maria Luisa Spaziani, Alda Merini, Silvia Bre.
Valentina Valleriani, dell’Associazione «Donne TerreMutate», organizzatrice infaticabile, si affanna a tenere unito il gruppo.
Via Garibaldi ci accoglie in una solitudine immensa: solo due negozi aperti, i proprietari si affacciano curiosi, intorno palazzi imbracati, vie chiuse, nessun passante, solo noi e i cani.
La casa di Laudomia è lì, davanti a noi. È l’unica della via che non ha bisogno di sostegno, dall’esterno sembra miracolosamente salva. La targa che la ricorda è al suo posto, indenne. Si guarda in alto, al suo balcone di osservazione e di riflessione.
Da lì guardava le donne, gli uomini, i bambini e gli anziani del palazzo di fronte, il “casamento” di uno dei suoi più famosi romanzi «L’imputata». Quante storie, quanti intrecci di vita! Barbara Bologna, bravissima, dà voce a pezzi di essa. Il casamento è alle nostre spalle, palazzo Bafile, fortemente danneggiato dal sisma e completamente oscurato dai lavori di ristrutturazione: i bambini nel cortile, le piante, il fontanile, la famosa conchiglia murata, gli angoli descritti, la vita oltre i vetri delle finestre, tutto è cancellato.
Proseguiamo, Santa Maria Paganica è davanti a noi con le sue rovine, testimone silenziosa di una tragedia. Svoltiamo a destra, ecco: «I fiori del terremoto», descritti da Laudomia in un famoso elzeviro sulla terza pagina de «Il Giornale d’Italia» nell’ottobre del 1974. I suoi gigli, in alto, a capo catena di case che fanno parte della nostra storia. Fiori di ferro dove leggenda, letteratura, poesia, storia entrano in simbiosi per realtà lontane difficili da dipanare. Anche qui Barbara dà voce a Laudomia.
Si scende verso i quattro cantoni. I portici ci attendono, la memoria corre lontana, anni cinquanta: «Sotto i portici. Il futuro marito che desidera mostrare un po’ di assiduità alla sua promessa, non va a passeggiarle sotto la finestra: sa che la vedrà, in un’ora o nell’altra, ai portici, direi che anche moglie e marito siano più sicuri di vedersi là che a casa. E chiunque s’incontri a domandargli dove vada, s’è sicuri della risposta: sotto i portici». Così Laudomia.
Poi la scuola «De Amicis » ci attende. Si scorge a fatica chiusa nella sua armatura di ferro. È il vero luogo della memoria. Lì sono sepolti i suoi registri, molte sue carte, i documenti, molte sue storie: le bambine, Giuseppina, Anna e molte altre ancora, protagoniste di racconti, elzeviri disseminati in pagine e pagine di scrittura.
Si guarda in silenzio, si osserva, si chiede, si legge.
La passeggiata con Laudomia ha termine, ognuno tornerà nei propri luoghi con storie e ricordi lontani.
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