L’immagine ritrovata, antropologia e fotografia


Frattura di Scanno – (di Anna Rizzo e Chiara Tebaldi) – In uno dei contesti più suggestivi dell’Alta Valle del Sagittario è stata condotta la missione archeologica e antropologica in collaborazione con la Soprintendenza dei beni archeologici e la cooperativa archeologica Matrix96 di Roma, (www.matrix96.it).
All’interno dell’équipe si è strutturata una ricerca etnografica che ha avuto come primo obiettivo la documentazione e lo studio della comunità di Frattura e Scanno per il suo patrimonio culturale e ambientale. Frattura, frazione di Scanno, è una comunità montana sita a 1300 m, abitata d’inverno da una ventina di residenti e d’estate ripopolata da giovani e famiglie. E’ uno dei tanti paesi che ha subito il terremoto della Marsica del 1915 e ricostruita ex novo a un chilometro di distanza dal paese originario. Frattura vecchia, meta di trekker e di cineasti è stata il nostro punto di partenza. Abbiamo scelto di fare campo tra le case abbandonate e ripercorrere quel tratto di strada a piedi che la collega col nuovo insediamento. Il legame che si percepisce tra i fratturesi e le loro antiche dimore, un tempo appartenute ai nonni e ai genitori, è fortissimo. Di giorno Frattura vecchia è un paese che vive, per spopolarsi al tramonto quando l’orso visita gli orti. Poche sono le case che sono state ristrutturate, e molti sono gli orti coltivati che circondano l’abitato.
Quasi ogni famiglia ne possiede uno, e la maggior parte di loro si dedica a tempo pieno alla coltivazione del fagiolo bianco di Frattura, che per la sua rarità è seguito in ogni fase della sua crescita. Il decentramento che ha subito il paese rispetto al luogo originario porta con sé un’eredità enorme. La comunità di Frattura costituita per la maggior parte da anziani residenti, fonda la sua solidità sulla solidarietà tra le generazioni che si è creata. Una cerniera tra il prima e il dopo che si legge nelle attività sociali e ricreative che il comitato feste patronali e il centro sociale dell’Asilo promuove creando una collaborazione dove tutti sono coinvolti.
Come antropologi abbiamo documentato la zona delle ex baracche, che per la sua peculiarità e posizione meritava la nostra attenzione. Momento di transito tra il nuovo e il vecchio insediamento, le baracche furono costruite come abitazioni transitorie, che seppur modeste ospitarono i fratturesi per ben 20 anni. Costruite a metà strada tra il vecchio e il nuovo paese oggi questa zona è stata convertita in orti. La trasformazione è stata fortunata, ogni ex proprietario di baracca ha riconvertito il suolo in terreno coltivabile e l’antico assetto viario è ancora visibile. Una preziosa lettura che abbiamo potuto fare grazie alle interviste mirate e alle giornate dedicate allo studio con gli stessi fratturesi. Aiutati da fotografie d’epoca e dai racconti dei più anziani abbiamo ricostruito attraverso le loro parole antichi modi di abitare. L’esperienza del decentramento comporta spesso una perdita, un dovere riorganizzarsi e fare nuove scelte. I fratturesi, per quanto abbiano vissuto l’esperienza del decentramento non hanno ceduto alle loro antiche tradizioni sociali ed economiche, continuando a tenerle vive non solo nella memoria.


07 Novembre 2013

Categoria : Storia & Cultura
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