Ricostruzione? Basta diatribe: non più soldi alle imprese, ma alle banche


(Di Giampaolo Ceci) – Il tempo passa inesorabile, la ricostruzione può attendere.
La colpa é di Berlusconi, no, di Bertolaso, macché é di Chiodi, anzi di Gabrielli o della Iurato, anzi è di Cialente e di De Matteis, ma no é di Barca. Non avete capito nulla la colpa é di Letta che non “sgancia”.
I soldi sembrano la vera ragione del contendere. Un miliardo, due, dieci………. I tempi per la ricostruzione? Tre, quattro, dieci, fino a trentacinque! Si è detto di tutto.
Poco sul COME si debba ricostruire, non su quali prospettive si aprono per lo sviluppo futuro della città.
In consiglio comunale, l’organo che rappresenta il massimo livello della cultura cittadina si discute del nulla….
Col tempo vengono alla luce le vere ragioni del contendere e i gruppi di potere che sulle ingenti risorse del terremoto ci vogliono legittimamente lucrare. Sono gli stessi che si scandalizzarono quando a qualcuno veniva da ridere.
La solidarietà, l’affetto per la città, il rispetto per i morti, non interessa più.
Credo cinicamente che non abbia mai interessato i “politici”. Facce di circostanza, ma il pensiero correva da tutt’altra parte… Quanti soldi ci potranno dare? Se puntelliamo tutto, quanto ci daranno?come fare per spendere di più? Come facciamo per non limitare l’accesso alle imprese di fuori?
I soldi, sempre quelli alla base di ogni decisione e di ogni strategia.
Il tempo ha cicatrizzato molte ferite e ha reso insensibili i più. Ora, bisogna guardare al sodo e i soldi sono molto sodi!
In questi anni inconcludenti, ciò che è emerso chiaramente é l’incapacità organizzativa e gestionale dello Stato centrale che ancora non si è dotato di una legge che stabilisca tempi e procedure per indennizzare le popolazioni colpite da calamità naturali, e, lasciatemelo dire, anche degli amministratori e dirigenti dei comuni aquilani che si sono persi in concorsi e modulistiche astruse.
Il motto “immota manet” assume ora un sinistro significato che resterà incollato alla città per molti anni a ricordare a tutti ciò che è accaduto qui.
Ciò che maggiormente mi sorprende è la mancanza di capacità elaborativa delle forze politiche in generale e anche di quelle locali.
Ci si è ficcati volutamente in procedure sempre più astruse e complicate facendo il gioco di chi i soldi non li voleva proprio “sganciare”. Ma non voglio infierire di più.
So che dico cose scontate che però potrebbero offendere chi non ha maturato l’abitudine di essere freddamente ed obbiettivamente critico anche con se stesso.
Ma nessuna critica deve essere fatta senza una proposta.
Per dare finalmente inizio ai lavori, seppure in mancanza di una pianificazione tecnica e strategica, si dovrebbe verificare la ipotesi di riconoscere ai proprietari di abitazioni principali delle zone rosse (tramite una commissione formata da tre tecnici, uno di parte, uno del comune e un terzo di un ente terzo) un indennizzo forfetario (e quindi necessariamente impreciso) di tot Euro/mq tarato su pochi parametri (entità del danno, stato di manutenzione dell’immobile,valutazione sommaria della vulnerabilità sismica dopo i presumibili interventi di miglioramento ecc).
Ad esempio: 500 euro/mq per edifici classificati E con danni lievi. 700 euro danni medi e 1000 danni alti o vincolati.
Definita grossolanamente la fascia di danno (che andrebbe a discapito della precisione ed equità dell’indennizzo, ma sarebbe giustificata dalla necessità di snellire i tempi di erogazione degli indennizzi e i controlli successivi), dovrebbe essere aperta subito una linea di credito presso una banca convenzionata di pari importo, vincolata al recupero strutturale dell’edifico e al suo involucro esterno. Per gli interventi privati ciascuno potrebbe intervenire, se lo vorrà, con sue risorse.
Un po’ come si fa con le auto. Il perito vede il danno, lo stima e riconosce l’indennizzo. Se poi la vettura era vecchia e danneggiata di suo, non paga certo anche quei danni precedenti!
Gli attuali contributi statali non andrebbero quindi alle imprese per costruire le case, ma alle banche che si dichiarassero disponibili ad anticipare gradualmente gli importi periziati, essendo garantiti dallo stato.
Agli attuali tassi, i contributi statali di un solo anno movimenterebbero risorse di capitale e interessi se riferiti a mutui trentennali necessari alla ricostruzione del centro storico e dintorni un paio di volte. Lo Stato di converso diluirebbe la spesa in trenta anni!!
Con la linea di credito attiva, ciascun condomìnio potrà scegliersi la sua impresa di fiducia contrattando il prezzo e le lavorazioni da eseguire.
La perizia dovrebbe comprendere anche la ricostruzione degli interni? Non so, in periodi di crisi é un problema di equità che lascio ai politici.
Una cosa é certa che in questo modo, se qualcuno lavorasse su questa ipotesi, la ricostruzione del centro storico potrebbe iniziare domani.


03 Novembre 2013

Categoria : Cronaca
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