Crolli, oggi in Procura rettore Convitto


crolli 5L’Aquila – A guardarlo in volto, ha provato sofferenza oggi in Procura il rettore del Convitto nazionale, Livio Bearzi, indagato per la morte nell’edificio crollato di tre ragazzi. Che avrebbero potuto salvarsi, se tutti fossero usciti in tempo del vetusto, grande edificio secolare al centro dell’Aquila: uno dei “Quattro cantoni”. Bearzi è apparso, dicevamo, provato, e non ha accettato parlare con i giornalisti. Lo ha fatto per lui il difensore avv. Guidobaldi, che ha detto: “Abbiamo chiarito tutto”. Bearzi evidentemente si ritiene estraneo alle accuse mossegli da Rossini e Picuti. Ma ci sono domande alle quali è difficile rispondere. Infatti, la documentazione “è andata persa nei crolli”, non c’è più molto da consultare. Perchè il responsabile del Convitto nazionale non decise alle prime scosse (ve ne furono due forti prima di quella devastante) di svuotare il palazzo, di mandare tutti via? Era egli stesso nel palazzo, con la moglie e due figli, rimasero tutti bloccati nei primi crolli, non ebbero modo di dare l’allarme, viene spiegato. Evidente che ad altre domande ritenute più dirette, il legale del rettore non intende rispondere, perchè è materia di indagine. L’inchiesta va avanti, con la fase degli interrogatori, e si ha la sensazione che divenga di giorno in giorno più drammatica, quasi intensa, com riferimenti sempre più privi di risposte accettabili a chi parlava di tranquillità e di assenza di rischi, spargendo camomilla anzichè sagge esortazioni ad essere prudenti.
I terremoti non si prevedono, su questo non ci piove: ma se non si prevedono, come si fa a dire alla gente di stare tranquilla?
In base a cosa? Se sono impossibili le previsioni (come è), lo sono anche quelle tendenzialmente ottimistiche e tranquillizzanti. Non si prevede il peggio, non si prevede neppure il meglio. Nel dubbio, prudenza.


30 Ottobre 2009

Categoria : Cronaca
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