Riflessioni, tra degrado e poesia lontana
L’Aquila – (di Gianfranco Giustizieri) –
Nel cimitero…
è tanto il verde e l’erba è così densa
che camminando si lascia un sentiero
come in un prato,
con tanti fiori che quasi si pensa
d’essere in un magnifico giardino abbandonato.
Corrado Govoni
Versi di un grande poeta, versi che ti invogliano ad andare.
Mattinata di pieno sole, sembra di essere in estate, un pensiero veloce: portare i primi fiori di un autunno ancora apparentemente lontano.
Il lungo vialetto si distende davanti agli occhi e i passi risuonano tra le poche foglie ingiallite, nessuno intorno. L’ora è tarda, circa le 13.30, un solo addetto si guarda intorno nei pressi dell’ufficio cimiteriale. Davanti campi assolati, fiori multicolori, un’aria serena. Lontano qualcuno prega, depone i fiori, si industria a pulire i marmi che il tempo ha macchiato. Una fontana non perfettamente chiusa lascia andare un filo d’acqua, vicino una bottiglia di plastica volutamente lasciata o dimenticata.
Passiamo vicino ai Nove Martiri, uno sguardo veloce, saliamo la scalinata ristretta da reti metalliche per separare il cammino da una zona rossa e finalmente arriviamo ai nostri cari per un saluto, una preghiera, un fiore.
Entriamo nel lungo corridoio, luogo aperto ai visitatori. Degrado assoluto, fiori ormai marciti, a chiazze, sul lungo pavimento, bottiglie e recipienti abbandonati, mancanza assoluta dei grossi contenitori di raccolta che, rari, ho avuto modo di vedere lungo il percorso. Negli angoli mucchi di rifiuti che un vento lontano ha avuto modo di accumulare e che nessuno è riuscito a pulire, segno di un luogo dimenticato.
Non ci meravigliamo, nella precedente visita già si preannunciava ciò che abbiamo trovato, ma questo supera la più nera previsione. Per fortuna il nostro spazio conserva le frequenti cure, anche se la corrente d’aria, dalla arcate vicine, ha fatto il suo lavoro.
Riscendiamo con un percorso diverso, i segni del terremoto ci sono tutti, è inutile descriverli, tutti noi li conosciamo. Uno sguardo agli altri luoghi semichiusi, spesso lo stesso abbandono.
Vergogna, mi dico, vergogna. Il poeta è molto lontano
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