Rapagnà torna alla carica
L’Aquila – Martedì 29 ottobre alle ore 10 nuova manifestazione di protesta di una delegazione del Mia Casa d’Abruzzo, davanti al Palazzo dell’Emiciclo . Ne parla Pio Rapagnà: “In questi anni ormai trascorsi dal 6 aprile 2009, l’assenza del Consiglio regionale all’interno della problematica relativa alla “ricostruzione e messa in sicurezza antisismica” del patrimonio abitativo pubblico e privato, è stata praticamente “assoluta”.
Nelle “confuse” acque in cui navigano gli Amministratori pubblici e gli stessi “soggetti attuatori” della ricostruzione pubblica e privata, il Mia Casa d’Abruzzo “chiede” al Consiglio regionale l’approvazione di una Legge Organica.
Tale Legge Regionale è necessaria alfine di recepire le innumerevoli norme emanate sino ad ora dal Parlamento nazionale, dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, dalla Protezione Civile, dal Commissario delegato e Presidente della Regione Abruzzo e dal Sindaco dell’Aquila, e rendere concretamente attuabili i “criteri” e le modalita’ della ricostruzione e gli obiettivi che il Comune dell’Aquila e i Comuni del cratere dovranno perseguire.
Il Mia Casa d’Abruzzo, denuncia che sino ad ora nessun cantiere è stato aperto per la ricostruzione “pesante” degli edifici pubblici classificati E e per la loro messa in sicurezza antisismica, e ne attribuisce la “pesante” responsabilità al Commissario e Presidente della Regione Gianni Chiodi e il Vice-Commissario e Sindaco del Comune di L’Aquila Massimo Cialente, al Provveditorato Interregionale alle Opere Pubbliche e all’ATER della Provincia di L’Aquila, quali “soggetti attuatori”.
I fondi necessari per la ricostruzione pubblica ci sono ma, nell’indifferenza generale e dello stesso Consiglio regionale, non vengono spesi, e così la Senatrice aquilana Stefania Pezzopane ha avuto buon gioco nel proporre che i soldi “non ancora spesi” nel 2013 possono essere “stornati” dal CIPE verso la ricostruzione privata.
Dal fronte opposto, alcuni Consiglieri Comunali di centrodestra hanno “addirittura” proposto di “non ricostruire” gli alloggi pubblici di proprietà del Comune, dell’ATER e delle famiglie che hanno riscattato o acquistato la loro abitazione.
E’ evidente a tutti ormai che i politici e gli amministratori aquilani stiano uscendo fuori dal seminato operando “come se” le famiglie, attualmente “sfollate” nelle strutture provvisorie del Progetto CASE e MAP, dovessero rimanere lì a vita, con l’obbligo di farsi carico anche delle “enormi” e sopravvenute spese generali di manutenzione e di gestione.
Dai dati ufficiali diffusi nei giorni scorsi, nel solo Comune dell’Aquila 20.800 Cittadini risultano ancora sfollati: tutte queste “Persone” residenti nel Comune dell’Aquila “sperano invece” di tornare al più presto a casa, nel centro storico e nei tanti Quartieri e nelle Frazioni della Città.
E’ a questi ed agli altri Cittadini abruzzesi, privati di tutto dal terremoto, che il Consiglio regionale ha il “dovere morale e politico” di dare una risposta concreta ed un “segno tangibile” di vera solidarietà e fattivo sostegno legislativo ed economico.
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