La ricostruzione che non si vuole: i soldi vengono bloccati a Roma anche se stanziati
L’Aquila – PACATO MA PERENTORIO L’ASSESSORE DI STEFANO – Oltre alla politica, non sempre utile per risolvere gli eterni problemi della ricostruzione, bisogna annoverare (ma non è certo una novità ) i tremendi tempi della burocrazia, che immobile e strapotente, non cambia mai e continua ad ostacolare e strangolare qualsiasi tentativo di rialzare la testa. Esempio? Soldi che ci sono, e sono stati stanziati, ma non arrivano nelle casse del Comune.
Da non credere, eppure è così, e lo è oggi non meno di ieri: l’Italia che si rifiuta di cambiare.
Scrive con pacatezza, ma anche molta chiarezza, l’assessore alla ricostruzione Pietro Di Stefano: “Prima di concentrare tutte le nostre energie nella faticosa direzione del reperimento delle risorse per tenere fede al cronoprogramma/2014, vorrei sottolineare la continua fatica a cui si è sottoposti anche per il trasferimento di fondi certi e già assegnati con delibera CIPE. Pur essendo ormai pronto il sesto elenco con i nominativi degli assegnatari dei prossimi contributi, ad oggi il Comune dell’Aquila è già senza risorse di cassa.
Questa mattina ho inoltrato una nota al Diset (Dipartimento per lo Sviluppo delle Economie Territoriali) perché ci venga trasferita la somma di 105 milioni di euro della delibera CIPE 135/2012. Sono soldi di cassa stanziati nel 2013 che ancora però non vengono trasferiti dal Governo. Soldi nostri che servono alla città per veder ricostruiti muri e futuro e al Comune per finanziare progetti già approvati e dare respiro alle ditte che faticosamente operano nel settore. Ho dovuto evidenziare, non senza preoccupazione, che in mancanza di questi fondi il Comune si vedrà costretto a fermare sin da ora l’avvio cantieri.
Pur dovendo dunque rivendicare con orgoglio il lavoro costante che in dieci mesi ci ha permesso di avviare lavori per un importo complessivo di 1 miliardo 150 milioni di euro, vorrei che mi fosse almeno risparmiata l’ansia di vedere l’esaurirsi di risorse già stanziate senza il trasferimento delle nuove, poiché impigliate in rigidi meccanismi burocratici”.
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