Le ragioni della Sulmona-Carpinone
L’Aquila – Scrive Ileana Schipani, sindaco di Scontrone: “In qualità di Sindaco di un Comune dell’Alto Sangro potrei apparire solo rivendicativa nel difendere le ragioni della tratta ferroviaria Sulmona-Carpinone che RFI (Rete Ferroviaria Italiana) ha deciso di sopprimere. Vorrei per questo evidenziare alcuni dati oggettivi: l’Associazione Transita Onlus, in collaborazione con l’Associazione Le Rotaie del Molise, in questo ultimo anno, organizzando treni turistici domenicali lungo la tratta, ha registrato circa 8000 presenze; persone provenienti da tutta Italia e non solo che, pagando una media di 35 euro a biglietto, hanno voluto attraversare i nostri territori per il piacere di godere di paesaggi incredibili, gustare i prodotti tipici offerti a bordo, ascoltare musica popolare dal vivo, rivivere le tradizioni, essere accolti dalle comunità locali che da tempo perseguono uno sviluppo turistico dei loro piccoli ma preziosi borghi. Per queste “gite” Transita Onlus ha versato cifre notevoli nelle casse di Trenitalia per l’affitto dei treni. Quest’esperienza positiva spiega da sé come si possa “valorizzare” la nostra ferrovia, nel vero senso del verbo e non nel suo ormai inflazionato uso: non solo, quindi, perché alcuni Comuni e Associazioni la vogliono difendere a tutti i costi ma perché l’utilizzo dei treni a scopo turistico, su questa tratta ferroviaria, può portare concrete opportunità di occupazione, soprattutto per i giovani. Finalmente, in un periodo di crisi e di licenziamenti, un’iniziativa sorta spontaneamente crea sul proprio territorio del vero lavoro, coinvolgendo i Comuni, le Pro Loco, gli artigiani, i piccoli produttori del mondo agricolo. Un’attività di Marketing e di Incoming notevole per “strappare” turisti da parti d’Italia magari più organizzate e attrezzate di noi dal punto di vista turistico e dell’accoglienza. Stiamo parlando di una lodevolissima iniziativa volontaria per sua natura priva di sistematicità, di continuità, di una cornice istituzionale e di un benché minimo sostegno economico. Ma ha funzionato. Sembra tuttavia ancora una volta che nel nostro Paese le cose che funzionano, che intercettano con evidenza una domanda, che hanno una potenzialità, non solo non vengono sostenute ed aiutate ma nemmeno riconosciute. Ho letto con attenzione la recente dichiarazione apparsa sulla stampa dell’Amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato ing. Moretti in merito alla necessità di concentrare il servizio ferroviario nelle grandi città e di dismetterlo nei centri minori di tutta Italia, prevedendo per questi ultimi l’esclusivo utilizzo del pullman come mezzo di trasporto pubblico. La dichiarazione è così sibillina che sembra indiscutibilmente legata a un’idea di efficienza e di inesorabile futuro dell’Italia. Mi piacerebbe più diffusamente discutere sull’infondatezza di questa affermazione ed auspico di poter assistere ad un dibattito nazionale che rifletta con maggiore compiutezza sul futuro del sistema dei trasporti italiani e sulle politiche di mobilità sostenibile. In questa sede mi limito solo a ricordare la mia esperienza personale in Germania, dove ho vissuto e lavorato per circa due anni. In quel Paese, ad esempio, il concetto di efficienza si declina in un sistema ferroviario che attraversa in modo capillare i vari Länder, compresi i territori più marginali. Naturalmente l’Italia non è la Germania, ma questo più che togliere aggiunge un argomento: la natura del nostro Paese, in quanto proprio in Italia più che altrove c’è bisogno di decongestionare il trasporto su gomma al più sostenibile trasporto su ferro, a partire dalla rifunzionalizzazione delle reti esistenti prima che dalla costruzione di nuove linee ferroviarie. In questo contesto non fa eccezione l’Abruzzo che sulla vicenda del mantenimento della linea Sulmona-Carpinone e più in generale della riattivazione della “Napoletana” (collegamento Pescara-Napoli) oggi è chiamata in causa nei suoi vertici istituzionali. Ancora non é chiara la posizione dell’ente Regione, soprattutto non è nota una riflessione complessiva sul sistema dei trasporti regionale. Ecco perché le proteste e l’amarezza di un territorio come l’Alto Sangro si generano e si moltiplicano non solo per un sentimento di spoliazione e abbandono ma per un senso più profondo di ingiustizia. Ciò avviene in un tempo in cui l’investimento in reti di servizi ai cittadini così come in politiche turistiche di qualità altrove stanno generando concreti risultati nella lotta allo spopolamento e all’impoverimento delle zone montane. Auspico che queste riflessioni possano interrogare la classe dirigente regionale e che si possa a breve aprire un confronto con gli amministratori locali, le associazioni e i diversi soggetti portatori di interesse, anche alla luce di soluzioni tecnico-economiche per il mantenimento del servizio già studiate e approfondite. E che ne possa conseguire un’iniziativa istituzionale e politica consapevole e concreta.
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