Letta, porti cose concrete
Nei momenti difficili bisogna restare calmi, altrimenti si producono danni e pasticci a non finire. L’Aquila e i 56 comuni del cratere di guai a non finire ne hanno a iosa da 4 anni e mezzo. Appena cominciata, la ricostruzione pare già finita e per tale e spacciata da autorevoli fonti politiche e sindacali in queste ore. La legge di stabilità non ha avuto molti applausi dall’Italia, da L’Aquila una bordata di fischi intrisi di disperazione e rabbia.
Oggi si sente dire che il premier verrà a L’Aquila, come del resto gli è stato chiesto di fare ieri dal sindaco Cialente, e con un po’ di supponenza (che a dire il vero potevano anche risparmiarsi: guasta, in questo caso), i portavoce del signor presidente hanno aggiunto che Letta prima fa le cose, e poi va ad annunciarle. Il nipote di tanto zio sarebbe un uomo concreto, poco loquace, non incline alle vanterie. Un politico fuori dal coro, un’anomalia nel costume dei ciancioni che da sempre tengono in pugno l’Italia.
Restando calmi, vogliamo credere che sia così. Avendo fiducia, aspettiamo il premier. Più che altro aspettiamo che qualcuno scriva e firmi queste parole: “Per ricostruire occorre tanto, e vogliamo darvelo in tanti anni”. Oppure: “Non ricostruiremo L’Aquila, ma una serie di new town sparse per la pianura. Di più non possiamo fare. Se qualcuno fa offerte, rifacciamo un palazzo o una chiesa, altrimenti… saranno tutti come Obama”. Parole così sarebbero leali, coraggiose, limpide. Fuori gli attributi, vip. Parlate chiaro. Di una cosa dovete essere certi: è finito il tempo delle prese per i fondelli. Anzi, non abbiamo più fondelli. Solo unghie affilate e chi sa cos’altro.
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