Radon: il Molise ce l’ha, e l’Abruzzo?
L’Aquila – (di Gianfranco Colacito) – (Foto: immagini illustrative sui meccanismi di esalazione di radon e le iniziative di una provincia accorta, quella di Ragusa) - E’ il quotidiano Il Tempo – edizione Molise – a rivelare i dati sulle emissioni naturali di gas radioattivo radon nel territorio della Regione, che è limitrofa rispetto all’Abruzzo. Non è che il radon, come del resto nessun gas noto al mondo, osservi delle regole e si fermi di fronte ai confini geografici scritti sulle carte. Se ce n’è – e tanto – in Molise, è verosimile supporre che ve ne sia anche in Abruzzo. Stessa natura del suolo, stessa catena montuosa appenninica, molte identità tettoniche e geologiche. Sismicità analoga. Insomma, siamo fratelli mica solo a chiacchiere. Anche nel… cuore della terra.
Cosa vogliamo mettere in evidenza? Una sciocchezzuola: in Molise hanno fatto rilievi e analisi, come la legge vuole in tutta Italia, in Abruzzo manco ci pensano. Oppure ci pensano e si tengono gelosamente in corpo i pensieri. Tanto, che ne sa la gente di radon? Meglio mantenere sordine e mordacchie. Altrimenti, sai che rogna… E poi, proprio sotto elezioni…
Dal quotidiano romano, leggiamo che in almeno quattro scuole molisane, il radon rilevato è sopra ai limiti di legge. E le scuole sono state sgomberate in fretta e furia. La radioattività naturale è ben tre volte superiori ai limiti, per quel che valgono: sono scritti su pezzi di carta, qualcuno li ha indicati, ma nessuno è certo che la radioattività non sia nociva anche sotto quei limiti. Ma fingiamo che siano validi.
Le zone a rischio sono, dice l’Arta Molise, l’agenzia per l’ambiente che abbiamo anche in Abruzzo, sono nei territori di Campobasso, Termoli, Isernia. Presso una scuola di Termoli sono stati rilevati 1.653 Becquerel (l’unità di misura della radioattività ) per metro cubo, e il limite di legge parla di 500. Rilievi decisi nel 2012, risultati noti diversi mesi fa, interventi attuati solo da poco: non è che i cugini molisani siano dei fulmini di guerra, neppure di fronte alla estrema, mortale micidialità del radon. Che viene fuori dal sottosuolo, da qualsiasi sottosuolo, ovunque, non sappiamo quanto, ma sicuramente sappiamo dove: in tutta Italia. Con variazioni da luogo a luogo, è ovvio, e sono quelle che bisognerebbe misurare e rendere note.
Rimedi ce ne sono: una volta accertato che c’è radon sotto i tuoi piedi, nella casa acquistata o costruita senza che nessuno ti obbligasse a verificare il radon (il colmo: da noi è così, negli USA prima di darti la licenza edilizia, devi fornire i dati sul radon, altrimenti te la sogni), si attuano degli interventi per disperdere o aspirare il gas, da ripetere. Importante è sapere che c’è, e quanto ce n’è. Per i rilievi, si collocano dei dosimetri per lunghi periodi e poi si controlla. Il radon è pesante, tende a depositarsi in cantine e locali bassi, specie quelli senza ventilazione. Concentrato, è letale se respirato. In Molise, si è arrivati a riscontarne fino a 2.040 Becquerel per metro cubo: da sentirsi drizzare i capelli.
E l’Abruzzo? L’abbiamo detto: zero. Non il radon, ma i controlli. Se ve ne sono mai stati, nessuno lo ha saputo. L’Arta non ha mai parlato di questo argomento. I dati, se esistono, sono nei cassetti. Rivelati, toccherebbero troppi interessi e sarebbero un dito puntato su intere generazioni di politici e assessori regionali alla sanità , con i loro distratti presidenti regionali succedutisi nel tempo.
Ovviamente, nessuna autorità dirà una parola o risponderà a questo nostro allarme, che è solo prudenziale, visto che nel vicino Molise sono più bravi di noi, e forse lo sono anche nelle altre regioni limitrofe.
Toccherebbe agli ambientalisti, alle associazioni, alle organizzazioni civili, alla gente, all’Arta, alla sanità regionale, raccogliere l’allarme e agire. Ma tocca soprattutto ai sindaci, visto che sono i responsabili numero 1 della salute nelle loro comunità . E tocca alle province preoccuparsi delle scuole, visto che sono cosa loro, non solo quando c’è da impegnarsi in costosi appaltoni milionari non sempre limpidi.
Qualche riflessione senza allarmismi, ma con realismo: presso L’Aquila, a Tornimparte, esistono conclamate e studiate sorgenti di emissioni radon molto forti, nella zona detta Ruella. C’è addirittura una caverna del radon, più volte esaminata ed esplorata. Tornimparte non sarà , non può essere, il solo sito di radon sorgente. Le connessioni tra radon e terremoti studiate da Giampaolo Giuliani (ma non solo da lui) forse non sono sicure come metodo di previsione del sisma – dicono gli scienziati, Giuliani dice il contrario – ma di certo dimostrano che il radon “esce” costantemente ovunque, di più o di meno secondo i periodi. In montagna, in collina e al mare. O sotto il mare.
Dunque?
Detto tutto ciò, tutto tornerà nel silenzio consueto. I rompicoglioni giornalisti sono per molti in male inevitabile, ma per fortuna chi li sente?
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