Coraggio e umiltà per fermare declino
OPINIONI – (di Fabio GHIA) – Cercare di comprendere la politica non è cosa facile, tanto più se si tratta dello scenario italiano. La fiducia al governo Letta, la legge di stabilità che apre sostanzialmente alle richieste di alleggerimento del cuneo fiscale, il posticipo del voto in parlamento per Berlusconi con l’incognita dell’auspicato quanto previsto voto segreto: sono tutte indicazioni di un buon mantenimento dello status quo e, soprattutto, a meno del M5S, nessuna volontà a chiarire l’indirizzo politico che ogni partito dovrebbe avere come propria bandiera.
Alla nostra maniera, un po’ come la Germania! Anche se il paragone sembrerebbe fuorviante, le ultime elezioni hanno dimostrato, al di là di ogni attesa italiana sul tema Europeo (che per contro non è mai entrato in campagna elettorale), che i tedeschi pensano soprattutto a loro stessi e ai risultati che la Anghela Merkel ha saputo ottenere. La vera incognita è forse rappresentata dal partito antiEuro, Alternative fuer Deutschland, che con il 4,7% ha rischiato di entrare in parlamento. Facendo un logico paragone con la nostra Italia, si materializza quanto è accaduto nel PDL tra falchi e colombe nell’ultimo periodo.
E allora, dove sta andando il centro destra e, ancora più in generale, l’insieme dell’elettorato italiano? Sembra quasi che, molto silenziosamente, abbiano tutti, a meno dei 5 Stelle, acconsentito ad alzare bandiera bianca, per riordinare gli schieramenti per il prossimo appuntamento delle Europee del Maggio 2014.
Per leggere il futuro, non è solo la Germania che ci conforta. In Francia, grazie anche all’opaca politica del Presidente Holland (a meno della legge sui matrimoni omosessuali, nulla di nuovo è emerso sul fronte economico), Marine Le Pen parlando della “grandeur transalpin”, si è guadagnata alle ultime amministrative, in regioni a lei favorevoli, un inaspettato 40%. Grazie al quale ha fatto sapere che, per le Presidenziali, se dovesse salire all’Eliseo farebbe in modo di far uscire Parigi dall’Ue. Un programma, quello del Fronte Nazionale francese che desta sconcerto e fa paura perché fa riferimento alla solita, ma grottesca, lista di nemici dell’estrema destra: gli immigrati, l’euro, la globalizzazione. Ovviamente le proposte sono sempre le stesse: “l’addio all’euro, il patriottismo economico e la superiorità del diritto nazionale sulle direttive europee“. Altrettanto, però, c’è da sperare nel pieno recupero del Partito di Sarkozi (UMP) che sta brillantemente superando l’impasse del mancato rimborso delle spese sostenute durante la campagna presidenziale del 2012, dando quindi spazio alla sua propria politica neo-europeista di ampio respiro.
D’altra parte, anche in questo caso qualche nota comune coi populistici dibattiti di casa nostra! Il programma di Marine Le Pen, “sono convinta che la maggioranza dei miei compatrioti non vuole morire in questo magma informe chiamato Europa“, sembra molto simile a quello del Movimento 5 Stelle, con molti ammiccamenti a Grillo sul fronte comune del referendum per chiedere l’uscita dall’Ue. Altrettanto sul fronte dell’immigrazione: “L’Europa deve scoraggiare i viaggi della disperazione. Dobbiamo dire a questi poveretti che non abbiamo più niente da offrire!“ Senza però accennare alle responsabilità francesi (e delle nazioni europee più in generale) per le guerre in Siria e nell’Africa del nord e sub-sahariana, che stanno costringendo le popolazioni ad un esodo biblico. I francesi, come gli italiani, non sono né razzisti né altrettanto antieuropeisti. Se Marin Le Pen, così come Grillo, ha potuto contare su un voto di “contestazione”, la stessa cosa non sarà per i prossimi appuntamenti elettorali, primo fra tutti le Europee 2014.
Infine, uno sguardo agli accadimenti USA potrà fornire ulteriore, se non definitiva,
chiarezza alla tendenza universale verso la “marginalizzazione degli estremi”. Entro oggi (ndr 17 ottobre), sarà finalmente trovato un accordo per evitare che il deficit di bilancio mandi in default gli USA. I leader del Partito Repubblicano, al Senato, stanno infatti alacremente lavorando ad un progetto da loro stessi “partigiano”, che, grazie ai repubblicani moderati, riuscirà a trovare un compromesso per l’innalzamento del tetto del debito pubblico. Secondo l’ultimo sondaggio di Washington Post, i tre quarti (74 %, con un aumento dell’11% in dieci giorni) degli americani disapprova il modo con cui i repubblicani hanno gestito i negoziati sul bilancio. Nella sostanza, così com’è avvenuto nella crisi del 1996, il popolo americano attribuisce ogni responsabilità sulla crisi ai repubblicani. Per contro, il Wall Street Journal enfatizza come il raggiungimento dell’accordo dovrà essere inteso come un vero e proprio successo dei repubblicani. Malgrado, infatti, il nascente “astro” della destra ultra conservatrice, Ted Cruz, subentrato a Sarah Palin alla guida del Tea Party, che insiste sulla ferma opposizione alla riforma sanitaria di Obama (causa principale dell’aumento del debito pubblico), una componente “moderata” dei repubblicani sta cercando di riunire le diverse fazioni moderate per raggiungere un compromesso sulla legge del Bilancio federale. Questa fazione dei Repubblicani si definisce neo-Liberale e si pone come nuovo riferimento per la maggior parte degli americani, che, piuttosto che orientarsi sulle ideologie dei singoli partiti, è sempre più verso un centro moderato (51% dell’elettorato) cha aspira a: abbandono da parte degli USA del ruolo di “polizia mondiale”, favorire il “matrimonio gay”, l’aborto e la tassazione dei ricchi. Cedere al senato in favore di Obama sarà dunque un sacrificio, apparentemente doloroso per i Repubblicani, che però gli permetterà di tornare verso la maggioranza del paese.
Nel contesto culturale occidentale, dunque, gli orientamenti dell’elettorato in generale, confermano la ferma volontà verso la via della “enucleazione del pensiero moderato”. A differenza della realtà politica italiana, ancora oggi egemone e tanto monopolizzata e pubblicizzata, esiste un solo Partito che ha professato una politica di rinnovamento e di cambiamenti radicali all’insegna dell’innovazione e del rilancio della centralità dell’uomo. FARE per Fermare il Declino, sin dal suo debutto, ha adottato una linea politica orientata a riformare e snellire lo Stato e il settore pubblico, cambiare la classe politica e i suoi metodi di selezione e di azione, fare gli interessi dei lavoratori e delle imprese che creano ricchezza, per far ripartire la crescita economica sostenendo e sviluppando il livello di vita dei cittadini, avendo come riferimento costante un’Europa multi identitaria che cresce nel pieno rispetto delle singole individualità. Un progetto che io sintetizzerei in due parole: il “Coraggio” di correggere gli errori del passato, attraverso l’”Umiltà” di sentirsi cittadini del mondo e parte integrante della nostra Europa.
Anche le indicazioni che arrivano dal contesto internazionale danno ragione a questo nuovo modo di vivere la politica. Bisogna solo trovare la giusta strada per dare visibilità al Partito e trovare il riscontro delle necessarie convergenze, attese dalla stragrande maggioranza dell’elettorato italiano.
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